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Joe Biden e le Vacanze Romane

Nel 1953, in Vacanze Romane, Gregory Peck è Joe Bradley, che porta la sua Audrey Hepburn (Principessa Anna) in giro per Roma in motorino, e ci insegna che “when in Rome, do as the Romans do” (quando sei a Roma, fai come i romani). Oggi il nostro Presidente Joe Biden ripete l’impresa ed il messaggio, ma al posto del motorino usa ottantacinque automobili per girare le strade della capitale, un vero attentato al traffico capitolino e pure al cuore di Greta, che mai potrebbe capire come... 

... servano così tante automobili per scorrazzare Presidente e collaboratori che potrebbero camminare. Ma l’ora spesa con Papa Francis, tra scherzi ed autorizzazione a prender la Comunione nonostante Biden sia a favore dell’aborto, ha fatto bene al Joe d’America.

Solo in USA i vescovi conservatori potevano montare un ambaradan sul vietare a Biden di andare a messa per la sua opinione sull’aborto, ed ora che il loro gran capo di bianco vestito ne tesse le lodi per essere un buon fedele ed amico dell’ambiente, forse la polemica si chiude. Purtroppo, il Presidente non è arrivato a Roma nelle condizioni sperate: virus, infrastrutture e politiche sociali sono ancora un grosso problema, ed il suo partito Democratico è fratturato tra conservatori delle lobby e progressisti radicali. Joe Biden deve portare a casa qualche risultato, oltre ai souvenir per i nipoti.

L’assenza di Putin e Xi rende superfluo qualsiasi impegno sul cambiamento climatico, al punto che i potenti non hanno nemmeno invitato la paladina ambientalista svedese a Glasgow per qualche foto tra le distillerie. Ma a Roma s’è raggiunto l’accordo sulla tassazione minima per le multinazionali, quel 15% che in teoria dovrebbe consentire un miglior controllo dei CEO con la felpa, quelli abituati a nascondere i guadagni in Irlanda, isole coi caimani ed altre infestate dai pirati. Questo risultato consentirà a Biden di tornare a Washington con infarinata di credibilità?

Userà il fatto di poter far la Comunione e di aver migliorato il controllo sullo strapotere delle multinazionali per dirci che è woke/sveglio e non sleepy/addormentato? Mentre zio Joe gira tra Fori Imperiali e pasta alla gricia come Gregory Peck nel film, la sua addetta stampa prova ad illuderci che il compromesso di mille e settecento miliardi per le politiche sociali, unito ai mille miliardi per le infrastrutture, pone Biden nell’Olimpo dei Presidenti, con Roosevelt e soci. Sarà, intanto a The Economist han deciso di fare una sezione solo su questo tema (qui) perché la possibilità di un ritorno di Trump è vista come realistica.

Il problema del compromesso sui 1.700 miliardi è che i proclami iniziali di Biden, fatti per ingraziarsi e tener sotto scacco Sanders, Warren e l’ala sinistra del partito, parlavano di 6.000. Da lì è sceso a 3.500 e poi a quest’ultima cifra molto vicina ai 1.500 richiesta dai centristi. In pratica ha calato le braghe, e la gente si chiede se dietro a questa inversione ad u non ci fosse fin da subito l’ipocrisia politica di chi promette mare e monti sapendo che farà al massimo un giro in riva al Sangone (fiumicello puzzolente vicino a Torino, dove cento e passa anni fa andavano a fare il bagno quelli che non potevano permettersi altre mete).

Vediamo se la visita dal Papa fa il miracolo, altrimenti tra tre anni ci ritroviamo l’Arancione alla Casa Bianca e la Vicepresidente woke e multirazziale al museo delle cere.


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