La Costituzione degli Stati Uniti protegge la libertà di autoderminazione ed il diritto di privacy dell’individuo, e quindi se una donna vuole abortire è libera di farlo senza restrizioni da parte dello stato, non fa una piega. Nella stessa sentenza, pur riconoscendo il diritto fondamentale della donna ad abortire, i giudici decretarono che nel primo trimestre di gravidanza non ci sono vincoli, nel secondo lo stato può stabilire requisiti per la salute della donna, nel terzo l’aborto potrebbe essere proibito se non va a scapito della salute della mamma. Questa progressione è motivata dalla considerazione che, verso il termine della gravidanza, il bimbo è un individuo con i suoi diritti.
Negli ultimi giorni uno scoop di Politico ha rivelato che la Corte Suprema sta valutando di sovvertire Roe vs. Wade, e così facendo dare il via libera agli stati che vogliono introdurre il divieto di legge sull’aborto. Nonostante i giudici abbiano spiegato che il documento pubblicato è una bozza, e nulla è stato deciso in tal senso, s’è scatenato il pandemonio. Finalmente, dopo settimane monopolio mediatico su Russia ed Ucraina, abbiamo un altro argomento su cui litigare.
L’America si fonda sulla garanzia della nostra libertà, di fare, pensare, dire ed essere quello che vogliamo, senza interferenza dallo stato. Cosa c’è di più nostro del corpo, col suo scheletro, cervello, tutti i nostri organi in movimento per tenerci in vita? Se la legge seguisse la logica, non ci sarebbero dubbi: il diritto della donna di pensare e fare come le pare non può essere costretto dallo stato, a meno di non considerarla qualcosa di meno di cittadina come sono i maschietti, assurdo. Ma questo sarebbe l’effetto di ribaltare il giudizio di cinquant’anni fa: all’improvviso la donna non sarebbe più alla pari dell’uomo, o non sarebbe più americana. Spero non sia questa l’intenzione dei giudici.
Samuel Alito, il giudice che ha scritto la bozza uscita sul giornale, non parla di logica, ma si concentra sull’aspetto morale. Sa bene che nella Costituzione non si parla di aborto, che quel documento fu scritto quando la donna non era nemmeno considerata come persona. A prendere alla lettera testi antichi si finisce male, avremmo ancora sacrifici umani e altre barbarie, ed un giudice in quella posizione lo sa bene. Alito tuttavia argomenta che l’impatto del singolo aborto, e dei milioni di casi che capitano annualmente, impatta negativamente sulla nostra società, che deve quindi proteggersi vietandolo.
Tuttavia, nel paese dove siamo liberi di pensare come e cosa vogliamo, di professare qualsiasi religione e quindi ispirarci a qualsiasi principio morale, è proprio la libertà individuale che regge tutto il paese. Se anche ci sono posizioni diverse sull’aspetto morale dell’aborto, da chi lo considera un omicidio ai danni della società, a chi lo vede come una tranquilla procedura ospedaliera, il nocciolo resta la libertà fondamentale di poter fare cosa si vuole col nostro corpo, come con la nostra mente.
Chi ha passato questa bozza alla stampa ha forse scommesso sul putiferio che ne è risultato, e sugli attacchi personali al giudice per metterlo sotto pressione, ma ha preso un granchio. Politicizzare la Corte Suprema significa togliere l’unica delle due difese della nostra democrazia che non spara, perché fosse mai l’esercito a prendere in mano il rispetto della Costituzione, saremmo mal messi.