Arte


La casa di Arturo

1) Mosè

2) Isaia

3) Eraclito

4) Epicuro

5) Lao Tzè

6) Baruch Spinoza

7) Isaac Newton anzi no 7) Karl Marx

8) Alfred Einstein ...


...

9) Sigmund Freud

10) Andrè Breton

Questa è la lista compilata, tra il serio e il faceto e a matita su un foglio di blocknotes H.Stern, da Arturo Schwarz a casa mia una sera, cercando di definire quali fossero stati per lui i “big” dell’umanità. Non so a che posto si sarebbe messo lui su quella lista, ma era un uomo di spirito. Quel foglietto, con una sua foto assieme a Peter , noto artista statunitense, è attaccata sul mio frigorifero da allora, con un magnete. Qualche giorno fa Arturo si è spento, a 96 anni, nella sua amata Santa Margherita, dove era diventato cittadino onorario. Una vita eccezionale: un uomo poliedrico, intellettuale, poeta, saggista, critico, gallerista, collezionista o forse è meglio dire semplicemente che era un uomo del Novecento.

Ricordo che la prima volta che lo conobbi fu per portargli un quadretto da mettere all’asta e mi presentai nella sua casa a Città Studi, una palazzina vecchio stile: mi accolse in tenuta indi, un abito maschile in cotone grezzo, con grande entusiasmo. Mi guardai intorno, la sua casa trasudava di opere e di libri, ovunque, sui tavoli, sui pavimenti era zeppa di cose, di cultura, di opere appese, di sculture africane, indiane, contemporanee, una cosa incredibile. Aveva conosciuto Che Guevara, Fidel Castro, Sartre, era andato appena sedicenne a incontrare Breton a Parigi che lo aveva accolto come un pari. Si fece pure la prigione, in Egitto, ad Hadra per via del fatto che era comunista (anche se poi diventò anarchico: mi aveva iscritto di default alla rivista "Anarchia", che credo sovvenzionasse) . Era nato ad Alessandria d’Egitto, come mia mamma, forse per questo ci eravamo stati subito così simpatici, malgrado la grande differenza di età. Sentirlo parlare della sua vita, o meglio delle sue vite, era veramente una cosa speciale.

Fu promotore dei Surrealisti e di Duchamp a Milano, che propose per la prima volta al pubblico italiano, accogliendoli nella sua galleria con una serie di mostre. Era una novità assoluta. Un anticipatore, un amante dei progetti umanitari a cui si dedicava anima e corpo, reclutando gli artisti di volta in volta per mettere in piedi qualche asta benefica, per aiutare il Museo di Tel Aviv, o Gerusalemme, o gli studi sul Medioriente verso cui era sempre molto sensibile. Uno spirito tutto sommato libero.


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In questo numero hanno scritto:

Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini