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Non abbiamo previsto nessun lancio editoriale. In realtà la vicenda del “coronavirus”, soprattutto per come è stata gestita dalle élite mondiali, si è trasformata nella recensione più prestigiosa che ci potessimo attendere, quella del momento in cui l’ideologia incontra l’execution, e soccombe Proviamo a sorridere, criticare le élite oggi sarebbe come sparare sulla Croce Rossa.
Nel momento in cui Xi Jinping ha indossato la mascherina d’ordinanza (in nome e per conto di tutti i suoi compagni di merenda, i leader del mondo globalizzato) è come si fosse tolto (e tutti gli altri con lui) la maschera carnevalesca dell’ideologia dominante che finora li ha tenuti al potere. Quindi contrordine compagni: altro che globalizzazione selvaggia, altro che società aperta, ma respingere, cominciando dagli untori lombardo veneti. Per puro divertissement sono andato alla mia fanciullezza, mi sono immaginato nel 1939 Hitler e Stalin con la mascherina azzurra anti coronavirus.
Divertente che le élite cosmopolite si rimangino le parole di una vita, che rialzino muri, chiudano confini, porti, e loro si rifugino in fortezze ZTL a prova sia di gilet gialli, sia di virus. Sono giorni che si muovono in modo disordinato (ci sono momenti in cui fanno persino tenerezza), come se la loro perenne arroganza si fosse sgonfiata di colpo. Imbarazzante la comunicazione di regime. Producono protocolli, tracce, veline, cambiano in continuazione strategie comunicative, ma non trovano il messaggio giusto, o è troppo o troppo poco. Sono persino riusciti a far bisticciare gli scienziati: anche loro sono spaccati, il morbo della carriera li ha avvolti. Che tristezza.
Una velina a caso: nessuna psicosi, il coronavirus uccide solo i più deboli della società, i vecchi, però quelli già scartati dalla vita, i cosiddetti penultimi. Approccio orrendo, se ne renderanno almeno conto? Sembra essere tornati al rifiuto dei vecchi e dei malati della Svezia Anni 20, della Germania anni 30, dell’Urss di Beria. Se appartieni alle élite puoi vivere fino a quando vuoi, pardon fino a quando puoi permetterti i costosissimi farmaci salvavita. In caso contrario, se vivi più dei mitici 67 anni, sei un miserabile: “rubi il futuro ai giovani e i posti negli ospedali”, “non dovresti più votare perché non lo sai fare correttamente”; “comunque sia la tua pensione è eccessiva per i tuoi bisogni”; “la casa in proprietà dovresti affittarla ai nuovi arrivati che sono il futuro”. Sarà vero che i vecchi poveri scassano persino le statistiche del coronavirus?
Anche il suo figlio prediletto, l’investitore privato (o l’algoritmo di Borsa, confesso che non riesco più a distinguerli) ha tradito le élite. Si è fatto prendere dal panico, come una sciacquetta di periferia. Il coronavirus ha mostrato come sia fragile, e di salute cagionevole, l’economia mondiale (e la Borsa che la rappresenta). Basta un nonnulla per farla ammalare, entrare in depressione, soffrire di psicosi. E allora via alla stampa selvaggia di moneta, modalità vecchia come il cucco.
Due piccole chicche storiche. Roma, alla fine del 300 D.C. aveva 700 mila abitanti, in gran parte plebe (la prima classe media della storia), ma con élite colte, eleganti, raffinate. Aveva una ventina di acquedotti, oltre 800 stabilimenti termali, 150 latrine pubbliche, soprattutto una trentina di biblioteche. Dominava un immenso territorio, che governava con un sofisticato sistema politico. Molti studiosi sostengono che due cause furono importanti per la sua caduta, durata un paio di secoli: una mini era glaciale e la peste, con il focolaio in Cina, e i topi come veicolo.
Ma la storia ci dice pure che in una quarantena medioevale antipeste nacque il Decamerone.
Auguriamoci che la paura del coronavirus dei pipistrelli, sempre di impronta cinese, riesca a farci tornare “umani”, e nuove élite gestiscano la crisi, non con la solita arroganza ideologica, ma con una serena intelligenza sociale.