Hanno vinto gli sconfitti della globalizzazione

Malgrado la fosca profezia di Silvio Berlusconi (“lunedì ci sveglieremo con l’incubo dei sovranisti”), domenica sera ho preferito andare a dormire subito dopo gli exit poll delle 23 (il giochino delle forchette ampie mi pareva una buffonata) e svegliarmi, come al solito, prima delle cinque (i vecchi, fin che dormono poco, sanno che non sono ancora rincoglioniti). Ottima scelta, mi sono evitato ore di chiacchiere su forchette e seghe mentali varie.

Spulciando in modo rilassato i numeri veri delle europee

Nel dopo elezioni, una delle analisi alle quali mi dedico con più piacere è quello dei flussi elettorali. Niente chiacchiere politiche (le trovo noiose), solo numeri, numeri, numeri. Prendo sempre in esame 5 aree sociali, quelle che mi interessano di più da un punto di vista personal-sociologico, che approfondisco poi con gli incroci “astenuti-votanti”.

Agnelli e Salvini: il dilemma leninista del “Che Fare”?

Giovani lettori di Zafferano.news e dei giornali cartacei e digitali che mi pubblicano (a proposito, un grazie a Pierluigi Magnaschi, a Maurizio Belpietro, a Nicola Porro) mi invitano a modificare struttura e linguaggio del Cameo, ispirandomi (lo trovo curioso ma l’apprezzo molto) al mio libro sul Cancro. Provo a riassumere ciò che i miei giovani lettori suggeriscono: frasi asciutte per l’analisi, uso di metafore nello svolgimento, secche sentenze nelle conclusioni, impaginazione scheletrica.

Alle urne! Alle urne! Sorridendo

Molti lettori in queste ultime settimane mi chiedono, garbatamente, per quale partito o movimento voterò. Confesso che per la prima volta nella vita, il 26 maggio non voterò, non per scelta, ma per motivi logistici di tipo strettamente personale. In ogni caso, ho un tale rispetto per il voto (per me solo il suffragio universale ci rende civili, tutto il resto sono furbate fascistoidi che portano dritti alla dittatura) che, persino in famiglia non ci diciamo, immagino per non interferire nelle reciproche sfere personali, per chi intendiamo votare. Quindi mi spiace non poter soddisfare questa richiesta.

Se non diffondi il vero non fai giornalismo ma propaganda

Horacio Verbitsky, giornalista e scrittore argentino al di sopra di ogni sospetto (al tempo del generale Jorge Videla era dalla parte giusta, una rarità nelle alte sfere politiche e religiose del paese) scriveva: “Giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia; il resto è propaganda”.

Cara Greta, il mondo non finirà nel 2030 ma tu, come noi, sei null’altro che un “costo”

Settant’anni fa all’Istituto Tecnico Industriale Avogadro di Torino (non al Liceo D’Azeglio, dove quelli appena appena normali creavano dal nulla l’Einaudi e la Juventus, mentre i migliori di noi al massimo aprivano un negozio di ferramenta), in un tema in classe, la professoressa Russo, dopo avermi dato “otto” (scritto in lettere, un privilegio), mi disse: “La prossima volta, se rifai un incipit del tema partendo da una citazione di un personaggio celebre, ti do quattro”.

Una buona Pasqua ai giovani: ora tocca a voi

Lo so che la regola aurea del giornalismo non lo ammette ma, almeno per una volta, scelgo di violarla. E’ Pasqua, voglio parlare di me, spogliarmi, però con decenza. All’inizio del 2018 i medici scoprirono che avevo un carcinoma alla prostata, e fin qua nulla di strano, stante l’età, era una possibilità. Come disse il mio amico Dario, a quest’età, nel 97% dei casi il cancro è sì un felino, ma assume le forme tranquillizzanti del gatto, anche se nel 3% dei casi, purtroppo, è una tigre. Scoprirono che, purtroppo, era una tigre.