Supplemento


Spremuta di Camei

JOINT VENTURE MAGISTRATURA-ESTABLISHMENT?

SI AFFIDI A BURIONI E A NORDIO LA COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE SUL CORONAVIRUS

PREPARIAMOCI PER SANREMO 2021, SARA’ IL FESTIVAL DELLE MASCHERINE

JOINT VENTURE MAGISTRATURA-ESTABLISHMENT?

Sono tempestato di mail che mi chiedono di prendere posizione sul caso Tribunale dei Ministri-Matteo Salvini. Mi pare ridicolo che chi aveva previsto tutto prenda posizione su una notizia che per lui è una non notizia. Sapevo (perché sono vecchio, perché ne ho viste di tutti i colori, perché l’establishment lo conosco più delle mie tasche) che sarebbe finita così. Avevo previsto una possibile joint venture Magistratura-Establishment, ma mai che, a livello dei singoli, come liberale nature sarei rimasto solo con Pierluigi Battista e con Nicola Porro a difendere la separazione dei poteri. Tutti evaporati. Che tristezza. Oltretutto ora le carte arriveranno alla Procura di Catania che si era già espressa negativamente. Mi chiedo, perché giocare con le Istituzioni?

La raccomandazione-profezia di mio papà (operaio Fiat, ma raffinato intellettuale) sul letto di morte nel Natale 1947 (aveva 41 anni) a mia mamma e a me si sono avverate: “Non fidatevi degli azionisti, gratta gratta sono fascisti, come i nazisti e i comunisti”. Infatti, su 1.000 accademici-intellettuali solo una decina non avevano sottoscritto le leggi razziali mussoliniane, il punto più osceno del fascismo.

Cosa scrissi il 16 luglio 2019 lo leggete sotto. In archivio ho la caterva di insulti ricevuti nei giorni successivi da leghisti doc e da salviniani di complemento, il resto lo trovate su Twitter e lettere al direttore di quei quotidiani che avevano osato pubblicarmi. Dopo questo Cameo, ai leghisti di luglio, si aggiungeranno, ne sono certo, gli pseudo liberali dei salotti ZTL di febbraio 2020. Triste sorte per i liberali nature.

Chissà cosa mi succederà quando uscirà Il mio nuovo libro (Uomini o Consumatori? Il declino del Ceo capitalism). Un libro, ebbene sì, lo confesso, portatore sano di valori liberali nature ma fermo contro i “fascisti” monopolisti di Silicon Valley e di Xi Jinping. Volete sapere come andrà a finire? Costoro non solo non lo recensiranno, ma non lo leggeranno neppure: “Tiè”

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CARO SALVINI, UN CONSIGLIO DISINTERESSATO: SI DIMETTA (pubblicato il 16 luglio 2019)

Caro Ministro Matteo Salvini,

Sarò breve. Noi non ci conosciamo, non esiste uno straccio di prova che ci colleghi, non ci sono trojan, l’unico contatto che abbiamo è virtuale, seppur giornaliero: io, seduto, vedo lei, in piedi, sempre agitato, e nei luoghi più strani. Tutto qua. Non se l’abbia a male, ma nel 34% dei voti da lei presi alle europee il mio voto non c’è. L’unico contatto fra noi è avvenuto nelle urne del 4 dicembre 2016 quando abbiamo votato NO al tentativo di colpo di stato dell’establishment.

Questa lettera aperta (come ovvio, non pretendo risposta) finirà subito sul mio Blog e poi nel Supplemento di Zafferano.news (è digitale, esce ogni sabato, è gratis, è scritto in un buon italiano da persone perbene, non parla di politica: si abboni). La notte del 4 dicembre 2016 è stato un momento di grande commozione per me, membro di una famiglia antifascista, anticomunista e antiazionista che ha molto sofferto, e che, per colpa di un manipolo di birbanti, avrebbe potuto di nuovo molto soffrire. Averli respinti è stato importante.

Nel caso di questa lettera aperta invito i direttori dei quotidiani cartacei e di quelli digitali, che spesso riprendono i miei pezzi dal Blog, di pensarci bene prima di pubblicarla. Scrivere a un “politicamente appestato” come lei, caro Salvini, è atto quantomeno sconsiderato, figuriamoci pubblicarlo. Quello che poteva fare per il paese, difendere i confini e ripristinare la legalità, lei l’ha fatto. Per quel che vale (nulla) io gliene sono sinceramente grato. E tutti i 27 capi dell’Europa la pensano come lei: non lo dicono, ma i migranti nessuno li vuole, se non quelli delle ZTL e delle staff vaticane, per i quali è argomento di conversazioni salottiere finto umanitarie che però, curiosamente, li eccita.

Sarò breve. Si dimetta da vicepremier e da ministro, chieda di essere sostituito da Giancarlo Giorgetti. Ma non faccia cadere il governo, tanto le elezioni anticipate non ci saranno mai: sono birbanti, ma non fessacchiotti. Se ne vada in punta di piedi, l’ottanta per cento dei cittadini, anche quelli che non la votano, sanno che il suo compito lei l’ha compiuto: ripristinare la legalità sul problema migranti.

Lei è diventato, nel bene o nel male, l’uomo considerato più potente in Italia. Ma questa è una fake truth istituzionale. Lei, e immagino lo sappia, è potente solo sulla carta e solo in termini di immagine. Il potere vero è rimasto nei tabernacoli ove è sempre stato, e continua a stare, e a essere gestito dai soliti noti. Lei ha toccato una delle ostie benedette, si è inventato quota 100 e lì si è politicamente suicidato. Tutto qua.

Sono convinto che, come capo della Lega, comincerà per lei una vita nuova, prenda la politica come un divertissement, vedrà, sarà felice.


SI AFFIDI A BURIONI E A NORDIO LA COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE SUL CORONAVIRUS

Non ho alcuna pretesa di essere un analista politico, perché mi mancano due qualità: a) i fondamentali e l’esperienza del mestiere; b) una ideologia di riferimento (essere apòta ti marginalizza, com’è giusto che sia in un regime, come l’attuale). Il mio sogno, in questo fine corsa della vita, è quello di applicare il mio know how professionale per individuare, disegnare, applicare scenari di business e di management alla politica, esclusivamente nei momenti topici, quando politica, business, management si incrociano.

Mi pare che questo sia uno di quei momenti. Me lo dicono alcuni segnali deboli. Prendiamo un aspetto del coronavirus: come gestire il principio di precauzione. E’ chiaro che l’atmosfera è quella di una pandemia (anche se ufficialmente non è stata ancora dichiarata da OMS) e ciascuno di noi la vive secondo le sue sensibilità e le sue irrazionalità (siamo umani). Un caso minimo. Un’amica accompagna la madre, soffrente di asma, a una Tac in un ospedale ligure. Nella sala d’attesa ci sono una decina di pazienti di varie etnie, lei ha un attacco d’asma ed emette un respiro sibilante, tutti (tutti) se ne vanno con destrezza, resta sola. Solo menti malate, esaltate da un momento politico che privilegia gli infatuati dell’odio (altrui) ai portatori di buon senso comune, possono definire questo razzismo. E’ banale principio di precauzione, di certo esteticamente fuori luogo, ma quei pazienti non potevano sapere che il respiro sibilante è sintomo di asma e non di potenziale coronavirus. Siamo umani, non dimentichiamolo mai. Nei salotti ZTL un portatore di sibilo asmatico non viene invitato, lo prevede il rigido protocollo.

Di contro la comunità cinese radicata ha dato una dimostrazione di alto livello di civiltà sanitaria. Mentre i politici si insultavano in Parlamento, e nelle sue succursali (gli imbarazzanti giornali e i talk show politici, diventati ormai terminali populisti dei salotti radical chic), dilaniandosi sull’opportunità se i ragazzi (di ogni nazionalità) che tornavano dalle vacanze in Cina dovessero soggiacere alla classica quarantena (nella realtà 14 giorni, ora pare 24), la comunità cinese ha deciso di farlo autonomamente. Molti dei fighetti nostrani neppure lo sanno che in Oriente, da sempre, si mettono la mascherina per rispetto verso gli altri, non per se stessi (infatti non serve). La Scuola italo-cinese di Padova ha semplicemente comunicato alle famiglie: “I bimbi rientrati dalla Cina restino a casa per 14 giorni”. Esattamente ciò che aveva detto il professor Roberto Burioni in tempi non sospetti.

Gran parte della comunicazione sul coronavirus dei vertici politici e dei media è stata finora o inutile o pericolosa. Premier e ministri dei due ultimi governi hanno mostrato capacità di comunicazione istituzionale di qualità molto scadente. Propongo per carità di patria di affidarla, per tutti i temi connessi con il coronavirus, a due Consoli, che sappiano ragionare, decidere, comunicare semplicemente in termini sia medici sia giuridici, e siano notoriamente non infettati dal virus della politica politicante. A mio parere ce ne sono pochi in Italia al livello del professor Roberto Burioni e del magistrato Carlo Nordio. Ogni giorno, solo loro due, ci diano poche parole di verità, aggiornandoci sull’evoluzione.


PREPARIAMOCI PER SANREMO 2021, SARA’ IL FESTIVAL DELLE MASCHERINE

Premetto che non guardo il Festival di Sanremo, non certo per snobismo, solo perché, banalmente, amo andare a letto presto (mi sveglio, senza sveglia, alle 4 per scrivere). Tanto so che un giovane amico (lui deve guardarlo per professione), lo registra e me ne manda una sua breve sintesi, dopo la penultima sera. Sa che, non essendoci il Var, il vincitore non mi interessa. Una sintesi targata estrema sinistra la sua (lo stimo molto, è una ragazzo perbene, orgogliosamente del Partito Comunista di Marco Rizzo, come lui del Toro) con un commento ironico: “Ti aggiorno sull’evoluzione della comunicazione politica al tempo dei tuoi amici delle ZTL”.

Sanremo è nato all’inizio di quel periodo storico che si chiamerà poi “miracolo economico”. Quelli che l’hanno vissuto sono rimasti legati alle grandi infrastrutture realizzate in tempi record, ai salti tecnologici e sociali che tutti insieme abbiamo realizzato, orgogliosi dei ponti che venivano costruiti per collegare il Nord e il Sud, certi che non sarebbero mai caduti, e se lo fossero sarebbe stato un orrendo crimine.

Sanremo aveva un pendant tecnologico, la Fiera Campionaria di Milano. Noi giovani proiettati al futuro ogni anno la visitavamo per capire ove stava andando il mondo. Scoprivamo l’esistenza dei boiler casalinghi (quando uscì la prima acqua calda dal nostro boiler, che si era preso tutti i nostri risparmi, mia mamma pianse), non solo, c’era addirittura un aggeggio elettrico che sminuzzava frutta e verdura, e queste le potevamo finalmente comprare al mercato, e non rubarle dal campo del vicino, come in tempo di guerra. Dopo venne la raccolta dei depliant al Salone dell’Auto di Torino: per anni ho avuto in casa tutte le auto più prestigiose.

Queste due manifestazioni indicavano le tendenze tecnologiche del futuro. Il Festival di Sanremo era ancora una fiera paesana piena di suoni e di paillettes per trascorrere qualche ora spensierata, rigorosamente dopo il lavoro. Sanremo fu subito, come ovvio in modo mascherato, un soggetto politico-comunicazionale, divenne la fiera via via finto paesana del mitico Pentapartito, poi del cattocomunismo, quello che oggi si chiama PD-M5S. Allora le élite erano a destra, oggi fingono di essere a sinistra, in realtà non è cambiato nulla, al potere ci sono sempre loro, saldamente e spregiudicatamente. E i loro maggiordomi dei media esaltano la parola chiave per tirare a campare, ieri “volare”, oggi “accoglienza”. Ieri il bel canto in frak, oggi il meticciato in smoking. Nulla è mutato. Solo i virus asiatici ormai sono ancora liberi di mutare.

Guardando la sintesi televisiva, preparatami in modo professionale, seppur scaltro, dall’amico, analizzati i dati di share (noi apòti crediamo solo allo share, così come ai voti nell’urna, perché contano solo i cittadini) Sanremo è come la Seria A: affascina e rapisce, vecchi, giovani e meno giovani. Persino i bimbi piccoli vogliono stare svegli per vedere l’ultima hit del rapper. Peccato che siano a letto quando l’Achille de noaltri (per fortuna loro sono ancora legati al Pelìde, mi raccomando l’accento, diceva la mia insegnante delle medie, è un patronìmico) ha scambiato il palco dell’Ariston per una toilette ferroviaria. Però la mutanda è dorata e marchiata Gucci. Il successo di Sanremo è pure certificato dal web, che da lei riceve linfa e macina click, in un infinito scambio di amorosi sensi. A dimostrazione che la tv generalista non è morta e sepolta, come ci dicevano, con troppa fretta, i colti. E non pare essere neppure uscita di casa, pardon dal tinello-cucinino.

E ora che fare? Aspettare sereni Sanremo 2021. Sarà un’edizione bomba, ne sono certo. Pensate al mutamento antropologico dell’umanità che ci sarà nei prossimi 12 mesi. Da oggi la Fabbrica di Shenzhen, quella degli iPhone, alla quale siamo tutti devoti, produrrà, anche e soprattutto, mascherine antivirus. Lo ha deciso Xi Jinping, sia per salvare la cadrega, sia per gli ordini della Organizzazione Mondiale della Sanità. A breve tutti dovranno avere il loro set di mascherine, sarà la nuova carta d’identità universale. Ci rendiamo conto a che mutamento culturale stiamo andando incontro? Allegria, diceva Mike nelle sue cinque conduzioni di Sanremo (erano gli anni in cui nacquero i miei figli).

Mi chiedo, Achille, nel 2021, si presenterà “total nudo”, con la sola mascherina antivirus d’ordinanza?

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Zafferano

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