Ovvio quindi che il lungimirante Partito Comunista cinese abbia promosso politiche ed investimenti importanti, spargendo tecnologia ed intelligenza artificiale come il cacio sui maccheroni, come la salsa di soia sugli involtini primavera. Dal 2008 il Thousand Talent Program (programma dei mille talenti) consente ai cittadini cinesi piu’ preparati di studiare all’estero per poi re-importare il meglio della tecnologia, medicina ed in generale cultura che riescono a trovare. Ora anche la musica: perche’?
So di annoiarvi parlando sempre di creativita’ ed intelligenza artificiale: sarei pronto a scusarmi non fosse per il fatto che l’argomento per me e’ stupendo e ricco di implicazioni, abbiate pazienza.
Chi segue questa rubrica sa che l’intelligenza artificiale e’ utile ma anche tonterella, visto che ha i neuroni di una rana. E’ ottima per trovare informazioni e migliorare tutto quanto sia fatto seguendo delle ricette: dal far muovere dei robot dei centri di distribuzione, a comporre bozze di articoli giornalistici. Ed e’ proprio perche’ gli algoritmi non sono altro che ricette, che per i ragazzi cinesi e’ stato facile imparare, copiare e riportare in patria quanto appreso.
Ma e’ venendo alla musica che possiamo esplorare meglio il ruolo della creativita’. Un universita’ tedesca ha dato in pasto all’intelligenza artificiale tutte le sinfonie di Beethoven, ed il robot ha carpito gli elementi ripetitivi usati dal famoso artista, al punto che ora compila la decima sinfonia. Ma la domanda e’: come ha fatto Beethoven a creare queste sinfonie?
A Boston ho molto a che fare con alcune delle universita’ locali, tutte meravigliate dal fatto che gli studenti migliori siano quelli che suonano o cantano, a prescindere dal corso di studi. North Eastern in particolare esplora il ruolo che la musica ha nell’aiutarci a connettere memorie ed emozioni, una specie di acceleratore per imparare meglio. Vi segnalo questo articolo: https://news.northeastern.edu/2019/06/12/northeastern-university-professor-of-creativity-and-creative-practice-bridges-neuroscience-and-music-to-understand-and-improve-the-brain/ inutile dire che la ricercatrice e’ cinese, che coincidenza simpatica.
Possiamo quindi ipotizzare alcune risposte alle domande sopra. Forse, e dico forse, l’amore cinese per la musica non e’ proprio spontaneo e romantico. Forse e’ basato sulla comprensione del suo ruolo di acceleratrice delle capacita’ di apprendimento e ragionamento. Forse, ascoltando Beethoven e ragionando del fatto che in tutto il mondo e per secoli quella musica ci ha emozionato allo stesso modo, in Cina hanno capito che oltre a copiare la tecnologia e’ importare imparare l’arte.
Decidete voi se queste ipotesi vi tornano, e regalatevi questo https://www.youtube.com/watch?v=owYTgJEnR-4 per pensarci bene. Cin cin!