Dagli invisibili virus agli invisibili esopianeti.
L'ultima volta che sono passato da Shanghai, nel lontano 2005, ricordo che in tutti i passaggi di controllo aeroportuali, erano installati i termoscanner per evidenziare la presenza di viaggiatori con febbre alta. Era l'epilogo dell'epidemia di SARS, iniziata nel 2003 e che a distanza di due anni impegnava ancora le autorità cinesi nel limitare eventuali casi che si fossero ancora presentati. In quel periodo gli errori fatti dalle autorità furono gravissimi. Per settimane venne nascosta l'epidemia che si sviluppò in modo incontrollato. Ma era una Cina ancora “chiusa in sé stessa”.
Oggi, a distanza di quindici anni la storia si ripete: sicuramente il Governo cinese si è comportato in modo molto più trasparente rispetto al passato, perlomeno a livello centrale. Diverso pare sia stato l'atteggiamento a livello locale. Anche questa volta quindi qualcosa non ha funzionato.
Dopo la crisi della SARS sono stati sviluppati a livello mondiale moltissimi software in grado di simulare l'evoluzione di una pandemia attraverso modelli matematici che tenessero in considerazione decide di variabili, tra cui ad esempio il tempo di incubazione, la modalità di trasmissione, il tasso di mortalità ecc... Questi modelli vengono oggi utilizzati regolarmente per misurare anche “epidemie” molto meno pericolose quali la normale influenza stagionale.
Ebbene, verso la metà di gennaio del 2020 alcuni specialisti di settore hanno dato un'allarme sul fatto che i dati forniti dalle autorità locali relativi al numero di infettati dal coronavirus non corrispondessero alla reale portata della pandemia. Il 23 gennaio 2020 il governo cinese decide in modo inaspettato di stendere un rigoroso cordone sanitario intorno alla città di Wuhan (conglomerato di 11 milioni di abitanti) e qualche giorno dopo alcune nazioni tra cui l'Italia decidono di sospendere tutti i voli con la Cina.
Cosa era successo? Le simulazioni in realtà virtuale avevano segnalato una incongruenza notevole tra i dati reali e quelli simulati. Ma era il modello simulato che si stava realizzando. Aveva ragione l'Intelligenza Artificiale. Il “Robot” aveva visto meglio di quello che stavano osservando gli umani sul campo.
Quando ero ragazzino, leggevo spesso le ipotesi di esistenza di pianeti al di fuori del sistema solare. I film di fantascienza fin dagli anni '60 ci hanno narrato l'esistenza di esopianeti. La scienza ci dice invece che il primo esopianeta è stato “scoperto” nel 1995. La scoperta non è avvenuta perchè un nuovo telescopio ha osservato l'oggetto celeste. La scoperta è avvenuta perchè le simulazioni in realtà virtuale hanno dimostrato che intorno ad una stella tutti i calcoli prevedevano l'esistenza di un pianeta. I primi pianeti scoperti erano più grandi di Giove ed ovviamente erano inabitabili dalla specie umana. Ma la tecnica nel tempo si è andata affinando sempre più. Oggi grazie alla capacità di nuovi telescopi ed alla potenza di calcolo incredibilmente maggiore rispetto a venti anni fa, sono stati identificati più di 4000 esopianeti, tra i quali decine potenzialmente abitabili. Fin dal 1995 erano stati individuati i primi esopianeti, ma soltanto nel 2008, ben tredici anni dopo, fu possibile individuare il primo sistema solare attraverso il Telescopio Spaziale Hubble. Da allora la Realtà Aumentata si è rivelata un complemento indispensabile per la ricerca dei nuovi mondi.