Pensieri e pensatori in libertà


Cristiani che pensano

Nella fantastica sala Zuccari presso la presidenza del Senato venerdì 27 settembre si è svolta una mattinata di dialogo dal titolo “Pensare cristianamente la nostra società”. Il titolo forse non era il massimo.

La fortuna del Cristianesimo è di non essere un’ideologia ma una storia e dunque non c’è il modo cristiano di pensare ma cristiani che pensano. Tuttavia, i relatori - alcuni fra i più importanti pensatori cattolici esistenti - hanno dimostrato che i Cristiani che pensano, pur partendo da posizioni diverse, spesso arrivano a conclusioni vicine, soprattutto per ciò che riguarda la società. Margaret Archer, inglese, sociologa, già presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, ha ricordato che la dottrina sociale della Chiesa è parte integrante del credo dei cattolici e che in fondo essa si può sintetizzare nella parola fraternità, ripresa e negletta dai rivoluzionari francesi e dai loro eredi. Hanna Barbara Gerl Falkowitz, forse la più importante studiosa di Edith Stein, ha messo in luce come il dramma attuale sia l’eclissi della realtà, il bearsi di frasi che non corrispondono agli stati di cose del mondo. Hans Joas, il massimo studioso di Mead, ha ricordato come il valore principale del Cristianesimo per la società consista nella sua capacità di universalizzare i valori, caratteristica che è stata così ereditata in Occidente anche dei non credenti. Michael Moreland, della Villanova University di Philadelphia, che organizzava l’evento insieme alla Fondazione De Gasperi, perno dell’iniziativa, si è invece concentrato sull’importanza della libertà religiosa come fattore della civiltà occidentale.

Alla fine, l’aria di famiglia che si è colto in tutte le relazioni è che i Cristiani difendono e confidano in quel livello di società che sono le relazioni sociali amicali, lontane sia dallo Stato sia dal nudo cittadino, isolato da tutti. Infatti, il nudo cittadino o viene soggiogato dallo Stato (totalitarismo) o, riunito in masse anonime e spesso manipolate, riesce a impadronirsi e soggiogare lo Stato (l’unica accezione sensata di populismo). I Cristiani invece difendono sempre la capacità dell’uomo di allearsi con altri in gruppi, comunità, movimenti, sindacati, partiti (se non troppo grandi). Sono questi corpi intermedi a permettere al singolo di avere propri fini, diversi da quelli dello Stato, cioè di rimanere libero. E sono questi corpi intermedi che permettono dialogo e critiche interne che impediscono al singolo di essere isolatamente e fanaticamente preda delle proprie suggestioni.

Insomma, l’aria di famiglia di cattolici che pensano può essere sintetizzata da una bella frase del prof. Lobkowicz, già rettore dell’Università Ludwig Maximilian di Monaco, recentemente scomparso, che diceva che per i Cristiani l’amicizia è una virtù. Dall’incontro di Roma in avanti occorrerà completare dicendo che l’amicizia è una virtù che ha un necessario valore politico e sociale.

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