Direi che in entrambi i casi abbiamo l’imbarazzo della scelta; motivo conduttore potrebbero essere le musiche che al Blue Monday si riferiscono.
Ad esempio George Gershwin nel 1922 raccontò le tristezze del lunedì nell’opera in miniatura intitolata Blue Monday, per poi scrivere nel 1924 Rhapsody in Blue che è invece un mix effervescente di musica classica, jazz e blues adatto a contrastare qualunque giornata no.
Atmosfera da “lunedì blue” anche in Cryin’ mood (Ella Fitzgerald 1937) Blue Monday blues (Eddie Boyd, anni Cinquanta) e How’s the world treating you? (Elvis Presley, 1956) per citarne altri.
Genere dance/house invece per il Blue Monday di enorme successo che nel 1983 i New Order scrissero ispirati dalla delusione di non ricevere mai richieste di bis dal pubblico.
È comunque vero che un legame tra effetti emotivi e musica ci sia e questa relazione è stata esaminata da studiosi in campo artistico e scientifico, con esisti spesso discordanti. Alcuni sostengono che quando siamo tristi cerchiamo melodie tristi da ascoltare e che questo solleverebbe l’umore.
Ricercatori dell’Università del North Carolina sottolineano viceversa l’importanza di ascoltare musica positiva per indurre il buonumore. In tempi passati si sono anche condotti studi sulla relazione tra stato affettivo e tonalità; in generale quelle ‘minori’ sono ritenute tristi ma le impressioni sono sempre state e restano, personali.
Come regolarsi allora lunedì 20 gennaio? Io ascolterò Lascia ch’io pianga di Georg F. Händel e per contrasto What a Wonderful World di Louis Armstrong e Mambo di Leonard Bernstein tratto da West Side Story.
Musica dolente la prima, positiva la seconda e travolgente il ritmo del mambo. Se nasce storta, la giornata si raddrizzerà.