Quando il grande scrittore morì, il 22 maggio 1873, Verdi aveva già in mente di comporre una Messa da Requiem e quella circostanza fu l’ideale occasione per realizzare il progetto. In quel periodo della sua vita il compositore era immerso in una profonda riflessione: il desiderio di spiritualità era forte tanto quanto i dubbi riguardo la fede che in lui vacillava pesantemente.
Il Requiem fu la rappresentazione artistica della sua posizione, del suo scetticismo e della sua ricerca spirituale.
Drammaticamente intensa, la Messa da Requiem per soli, coro e orchestra è divisa in sette movimenti: Introito e Kyrie, Dies Irae, Offertorio, Sanctus, Agnus Dei, Lux aeterna e Libera me. L’uomo è di fronte alla morte con tutto il suo carico di debolezze, senza certezze ultraterrene ma alla ricerca di una voce divina confortante. La partitura rivela una costruzione circolare il cui inizio è affidato ai violoncelli in un pianissimo che sfiora il silenzio; nella stessa coloritura arriverà la fine dell’opera che termina quasi sospesa, senza risposte.
“Questa cattedrale musicale si rivela come la descrizione del dramma spirituale dell’uomo al cospetto di Dio Onnipotente, dell’uomo che non può eludere l’eterno interrogativo sulla propria esistenza”: queste le parole di Papa Benedetto XVI a proposito dell’opera verdiana (16 ottobre 2010).
Il 2024 segna il centocinquantesimo anniversario della prima esecuzione del Requiem e per l’occasione Orchestra e Coro della Scala diretti da Riccardo Chailly lo eseguiranno (il 23 maggio prossimo) a Milano in San Marco, la stessa Basilica dove Verdi lo presentò e diresse il 22 maggio 1874. Quella prima volta fu un enorme successo di cui si parlò subito anche oltre i confini nazionali accostando, nel pensiero di tutti, i due illustri padri della storia culturale italiana.
In San Marco risuoneranno quindi a breve le note verdiane e si risentiranno i momenti più attesi dell’opera come il celeberrimo e potente Dies Irae, il Lacrimosa e il grandioso Libera me finale dove riappaiono i toccanti elementi musicali dell’Introito a far sì che si congiungano inizio e fine di questo capolavoro assoluto.
Tra le esecuzioni celebri vi ricordo il Dies irae di Herbert von Karajan.