... intitolò così anche la sua autobiografia.
La città natale di Armstrong lo onora quest’anno in un periodo in cui se ne celebra la scomparsa - il 6 luglio di cinquant’anni fa - oltre a ricordarne la nascita, come ogni 4 agosto.
Toccherà a musicisti giovanissimi aprire il Festival il 31 luglio prossimo, questo sì un bell’omaggio al Maestro: si tratta della banda musicale del The Roots of Music, un doposcuola fondato dopo l'uragano Katrina come sorta di rifugio per ragazzini che, insieme a un pasto caldo e altri aiuti ricevono assistenza nei compiti di scuola e un’istruzione musicale; buono il livello tanto che ai migliori studenti di musica si apre persino qualche opportunità per il futuro. Un miracolo poterli presentare in pubblico ora, dopo che organizzatori e insegnanti han dovuto reinventare i programmi e adattarli alle costrizioni da pandemia. Una riuscita importante, proprio come segnale dell’eredità musicale di Armstrong, bambino dall’infanzia difficile e dal destino segnato se non fosse che a 11 anni finì in riformatorio dove si accorsero delle sue doti musicali e dove imparò a suonare la cornetta, partecipando alla banda dell’Istituto. Poi passò alla tromba, non sciupò questi insegnamenti una volta libero e divenne in breve il musicista di fama internazionale che tutti conoscono almeno un po’ e a cui il jazz deve moltissimo.
Armstrong morì nel 1971 a New York nella sua casa divenuta museo, pieno di spunti per ricordarlo. Se è davvero difficile non avere mai ascoltato almeno qualche nota di “What a wonderful world” o la sua interpretazione di “When the Saints go marching in” - tromba più voce, l’altro suo inconfondibile strumento - il LA House Museum ha da pochi giorni pubblicato con un tweet un meno noto ma bellissimo momento di musica che potete vedere qui: NY Philharmonic Orchestra, Leonard Bernstein sul podio, Louis Armstrong alla tromba. Un bel ricordo. Grande Satchmo!