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Immunità da gregge libero

Fin dall’inizio della pandemia, tra apparizioni di esperti virologi, epidemiologi e matematici che ci intortavano di complessità, c’era un termine simpatico e comprensibile: immunità di gregge. Quando un tot di pecore fossero guarite dal virus o vaccinate per non ammalarsi, allora il resto del gregge non avrebbe più corso rischi. Vichinghi ed hooligan, di rinomata propensione al rischio, da veri caproni si buttarono per quella strada a rotta di collo, salvo poi... 

... capire che era un burrone.

Ancora oggi considero in circa 85% la soglia minima di immunità di gregge per contenere il virus, numero prodotto dalla copertura (percentuale della popolazione vaccinata e guarita) per l’efficacia del vaccino. In pratica dobbiamo coprire il 90% della popolazione con un vaccino efficace al 95%, per aver l’85% di immunità di gregge. Campa cavallo: in USA siamo al 63% nel mondo al 27% per copertura, e non tutti i vaccini sono così efficaci. Per chi volesse approfondire, qui.

Come in Europa, anche in America la tentazione di far correre i contagi nel gregge (“tanto è un influenza”) ha fatto i suoi 500.000 morti e portato Joe Biden alla presidenza. La campagna vaccinale di Biden è stata un buon successo, mix di gregge molto obbediente con gruppo di caproni ancora al 30% di copertura. Cosa fa quindi il nostro buon pastore per portarci al vaccino? Lotterie, sconti, inviti a pranzo, centri vaccinali mobili, tutto purché si aumenti la copertura. Come dicono gli economisti, fa nudging (incentiva). Già, nel paese della libertà per antonomasia (di parola, di religione, di stampa, di assemblea e di far petizioni al governo), come fai a condurre le pecorelle verso qualcosa di incerto? “Per il bene del prossimo” è la risposta sbagliata, perché’ convincere un americano ad aumentare marginalmente il rischio di miocardite nel ragazzo, o di trombi nella donna, è un lavorone. Hillary Clinton capì a sue spese che insultare l’intelligenza del popolo è mossa suicida, Biden per fortuna non la segue, lui ci paga la siringata.

Come mai invece in Europa, da Macron ad altri, si pensa in termini di costrizione e di vincoli per convincere le pecorelle autoctone al vaccino? Perché imprigionare la gente tra regole e balzelli affinché’ si inietti? Per la sottile differenza tra due capisaldi del vivere civile: Freedom e Liberty, due parole che vogliono dire libertà, ma non allo stesso modo. Freedom è la libertà di autodeterminarsi, di scegliere per conto proprio, di pensare quel che si vuole e poi di farlo. Liberty invece è la libertà di vivere in una società senza costrizioni ma rispettosi del prossimo, un concetto che appare con gli Stoici e viene messo nero su bianco dai padri fondatori dell’America, nella nostra costituzione (Bill of Rights).

Confondere Liberty con Freedom è pericoloso quando, come adesso, è in ballo la salute del popolo: la prima limita rispetto ai diritti del prossimo, la seconda è quella interiore e selvaggia. Jacques Derrida si occupò di questa distinzione in tempi non sospetti, capendo che l’uno e l’altro concetto di libertà sono come una malattia autoimmune, che mina le fondamenta del vivere comune. Quale metafora più azzeccata in una pandemia dove proprio il sistema immunitario è protagonista? Chi volesse approfondire, qui.

Tra Macron a Biden ritroviamo la differenza che già c’era nelle rivoluzioni iniziali: per i francesi l’obiettivo era l’uguaglianza politica dei cittadini, per gli americani l’indipendenza della persona. Passati due secoli siamo ancora qui: da un lato si creano burocrazia e vincoli, dall’altro si offrono ricchi premi e cotillon. Faites vos jeux.


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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro