IL Sogno


Education

In questi prime settimane del nuovo decennio ho avuto modo di leggere due interessanti ricerche, differenti tra loro nel contenuto ma con un filo logico comune. Si parlava dei nuovi lavori che stanno nascendo grazie al digitale e la tecnologia elettronica, con la conseguente richiesta di competenze differenti rispetto a solo cinque anni fa, e la scelta della scuola superiore per la Gen Z in Italia.

La prima è di LinkedIN e illustra i lavori emergenti nel 2020 negli Stati Uniti.
Nella ricerca sono identificati i 15 posti di lavoro in rapida crescita nel 2020, quali sono le competenze richieste e le città con il maggior tasso di assorbimento. Si confermano sempre più in rapida ascesa quelle nel campo dell’intelligenza artificiale e data scientist, si afferma la cyber security, compare per a prima volta la robotica. Le principali città, invece, sono Boston, New York, Washington, Seattle, Los Angeles e San Francisco Bay Area; territori in cui l’ecosistema beneficia di una proficua collaborazione tra università, centri di ricerca, stato federale ed aziende. L’obiettivo è unico, ben identificato: coltivare ed attrarre i migliori talenti per rendere quei territori ancora più competitivi. La capacità di execution è totale, generando importanti benefici in termini di competitività.

Il Sole 24 Ore, invece, dedica la propria attenzione ad una tematica d’attualità: la scelta della scuola superiore da parte degli studenti. Nell’articolo emergono le differenze tra le varie regioni e si conferma la considerazione tutta italiana che vede i Licei come scuole di serie A mentre gli istituti tecnici come scuole di serie B. Le statistiche, però, dimostrano un dato molto interessante: il 60% dei diplomati agli istituti tecnici trova lavoro nell’immediato, in un paese che vede la disoccupazione giovanile al 33% e un ulteriore 30% di professioni tecnico scientifiche introvabili.

È universalmente riconosciuto che le conoscenze e le competenze determinano il progresso, sia umano che tecnologico, e le abilità nel saperle applicare è l’elemento qualificante che fa la differenza sia per il singolo che per la collettività. Soprattutto nell’attuale società dove la tecnologia elettronica e il digitale sono sempre più pervasive e richiedono approcci e modalità differenti rispetto al passato. La conoscenza e la generazione di competenze adeguate è il prerequisito necessario per poter essere competitivi, come singoli e come nazione. Il lavoro è la chiave di volta della cittadinanza, della coesione sociale, della realizzazione personale.

Le società si evolvono, il mondo del lavoro cambia e le aziende devono rimanere competitive, pena l’impoverimento del tessuto economico e sociale. Ne corso degli ultimi anni si è registrato un notevole incremento del mistmatch tra domanda e offerta nel mondo del lavoro. Mancano profili professionali, in particolare in ambito tecnologico e scientifico. Le aziende faticano, o addirittura, non riescono a trovare profili professionali adeguati.

La formula magica non esiste, certamente c’è la necessità di migliorare o addirittura modificare percorsi di orientamento, percorsi di alternanza scuola lavoro, maggiore interazione scuola aziende per una contaminazione reciproca e molto altro. Questi strumenti utili in grado di facilitare. Ancor prima di tutto ciò però c’è la necessità di generare sinergie, ad altro valore aggiunto tra tutti gli attori del sistema.

Sinergie vincenti, nelle quali dove mettere al centro c’è la proficua contaminazione tra aziende e istituzioni formative attraverso percorsi co-progettati in base ai bisogni reali. Il digitale cambia i processi, li accelera, richiede approcci nuovi che devono essere affrontati in modo diverso a solo dieci anni fa. Ci son tante belle realtà in Italia che, nonostante infinite difficoltà, riescono a generare processi virtuosi in grado di valorizzare i talenti dei propri territori: storie positive.

C’è la necessità di un “bagno di verità”, siamo rimasti indietro rispetto ad altre nazioni: sembra il classico “è portato ma, non si applica”. Abbiamo la responsabilità di raccontare di quella parte di Italia che si siede attorno ad un tavolo, si assume le proprie responsabilità e tutti i giorni prova a dare del suo meglio generando sinergie positive che hanno ricadute reali.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Francesco Rota (Torino): un millenials
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro