IL Digitale


Dove vanno Twitter e Facebook?

Con tre miliardi di persone abbonate a Facebook, questo è il social media più grande ed utilizzato al mondo, ma da qualche anno sta perdendo colpi. I ragazzi non lo usano più, sono rimasti adulti ed anziani a scambiarsi ricette, foto di gattini e delle vacanze, mentre Zucki ha pensato male di sprecare decine di miliardi per creare il metaverso, quella realtà digitale dove non ci sei tu ma il tuo avatar, dove paghi per avere il tuo clone digitale ben vestito, e dove non riesci nemmeno a scrivere sulla tastiera, perché è tutto 3D e ti muovi con occhiali e guanti ingombranti.

Ad oggi solo 200.000 appassionati si son creati l’avatar e si muovono nel metaverso, un risultato pessimo rispetto alle aspettative del CEO con la felpa, ed ancor più della Borsa, che ha punito questo fallimento con un crollo del 26% in pochi giorni.

Meta, il nuovo nome di Facebook, vede solo due miliardi di utenti al giorno, segno di quanti non lo trovano più divertente, e nonostante porti a casa $27-30 miliardi a trimestre con una raccolta pubblicitaria che equivale a quasi $10 a persona, gli esperti non prevedono nulla di buono per questo colosso. L’ostinazione con cui Zucki continua ad investire in una tecnologia fine a sé stessa, assumendo schiere di pagatissimi sviluppatori software che confessano di non saper nemmeno cosa stanno facendo, porta il margine dell’azienda al 20%, che è ben lontano dai tempi d’oro. Ciò che è peggio, continua ad incagliarsi nella censura di quanto scrivono i clienti, bloccando chi riporta notizie invise al mainstream vuoi sul Covid, sul conflitto ucraino, o su qualsiasi altra tematica woke. Sembra quasi un convento di clausura: una piazza ed una bacheca digitale dove devi stare molto attento a cosa dici e cosa scrivi, altrimenti il Zucki superiore ti mette nella prigione virtuale. Per forza che la gente lo lascia, per altri social media.

Caso diverso è Twitter, che ha solo 230 milioni di utenti ma da mesi vive l’arrivo dell’uragano Musk, che ha finalmente comprato l’azienda per $44 miliardi. Da buontempone qual’e’, è entrato con un lavandino dichiarando “let that sink in”, che in inglese significa tanto “facciamo entrare il lavandino” quanto “rendiamocene conto”. Ha immediatamente fatto fuori i quattro disgraziati che hanno cercato di rendere Twitter lo strumento dei woke e benpensanti mainstream, ed ora sta chiedendo al suo popolo di adepti come meglio gestire la libertà di parola su questa piattaforma.

In tempi non sospetti aveva chiarito la sua posizione sul tema, che è la stessa mia, spesso ripetuta in questa rubrica: se credi nella libertà di parola, allora sei disposto ad ascoltare proprio le opinioni che detesti. Come insegna Chomsky: “Goebbels era a favore della libertà d’espressione per le opinioni che gli andavano bene, anche Stalin. Ma se sei veramente a favore della libertà di parola, allora lo sei proprio per le opinioni che odi, altrimenti non lo sei.”

Dall’esempio di Facebook sappiamo con certezza che la creazione di un comitato di controllo, peggio che mai con censori esterni per rifuggire le proprie responsabilità, è un modello perdente. Musk sta raccogliendo consensi su un’alternativa interessante: creiamo stanze diverse, alla stregua di come si scelgono film di vario genere. Se vai in quella stanza virtuale puoi dire quello che vuoi, sapendo che ti trovi con gente pronta a quel livello di scambio. Magari ti piacciono le commedie leggere, oppure gli horror, o i porno: puoi scegliere a seconda dei gusti Twitter diversi, e vediamo se le aziende spenderanno soldi in pubblicità come oggi. Il fatto che molti Competenti woke abbiano sparato a zero sull’ingresso di Musk in Twitter è un buon segno, dita incrociate.


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In questo numero hanno scritto:

Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro