IL Digitale


Crowdsourcing e Diagnosi

Tutti i bimbi attraversano la fase del “perché?” stressando i genitori nel cercare di capire il mondo attorno a loro, ed alcuni non escono mai da questo processo evolutivo continuando a cercare ed investigare per tutta la vita, rifiutando dubbi e dogmi.

Tra i perché che vengono chiesti più spesso, come vediamo dall’uso dei motori di ricerca, quelli di carattere medico sono sempre sul podio.

Lisa Sanders è una giornalista e medico internista molto famosa in America per aver scritto libri e prodotto serie televisive come Diagnosis su Netflix, e prima ancora Doctor House. Tutti i suoi casi sono reali e rari, e Lisa è seguitissima per la sua capacità di comunicare l’ansia e lo stress della ricerca cui segue la soddisfazione della diagnosi definitiva.

Uno dei parametri della ricerca mondiale ci dice che ogni giorno, per ogni specifica specializzazione medica, si pubblicano 160-180 pagine nuove. E’ impensabile che un qualsiasi medico abbia il tempo per leggerle e nel frattempo fare il proprio mestiere, ed anche se i dottori sviluppano capacità intuitive di selezione che portano a concentrarsi sulle 25-35 pagine di rilievo, non può esistere un professionista umano o digitale che si aggiorni su tutto.

Con “crowdsourcing” si intende la capacità di coinvolgere tutta la gente su internet nella ricerca dei perché, e con Diagnosis Lisa ci racconta di tutti i casi che dopo esser stati irrisolti da equipe mediche specifiche, una volta aperti ai suggerimenti di tutto il mondo sono stati finalmente chiariti.

Nel primo episodio, una ragazza di Las Vegas con una rarissima malattia metabolica viene contattata dall’ospedale Regina Margherita di Torino che in poco tempo risolve il mistero. In un altro, un paziente con strani sintomi di perdita di memoria e disturbi emotivi viene indirizzato correttamente da un reduce della guerra del golfo. In questi ed altri casi tutti i protocolli diagnostici erano stati eseguiti, ma qualche indizio era sfuggito.

Il crowdsourcing funziona perché in ognuno di noi rimane quella voglia di capire e di aiutare chi soffre, e la facilità di accesso a persone ed informazioni che ci dà il digitale consente di entrare in contatto con prospettive diverse, che spesso consentono di vedere quell’indizio che ad altri sfugge.

Occorre sottolineare che nella stragrande maggioranza dei casi, proprio perché i protocolli sono sviluppati su base probabilistica, non serve cercare una diagnosi su google o webmd.com: quelli danno una lista di possibilità ma serve sempre il parere medico per inquadrare tutto il fenomeno ed arrivare alla diagnosi definitiva. Il crowdsourcing serve per quei rari casi dove statistica e bias giocano degli scherzi.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Tommy Cappellini (Lugano): lavora nella “cultura”, soffre di acufene, ama la foresta russa
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro