In Europa, al contrario, contrazione importante, con l’Italia che passa da un saldo positivo di 28 miliardi per il primo semestre 2021 ad 13 di saldo negativo per lo stesso periodo di quest’anno: -145% per capirci. I nostri ragazzi si trovano a lavorare in condizioni sempre più difficili, con una capacità di risparmio nulla: i politici sembrano non rendersi conto della tragedia, o forse sì e da criminali decidono di blaterare d’altro.
In tempi passati le performance cinesi avrebbero attratto notevoli investimenti verso il loro paese, ma la tensione su Ucraina e Taiwan ha raffreddato l’afflusso di capitali, anzi i fondi internazionali hanno iniziato a liquidare le loro posizioni in Cina. Biden è finalmente riuscito ad approvare $370 miliardi di finanziamenti per nuove infrastrutture, fabbriche di chip ed incentivare le rinnovabili in America, ed al contrario della Cina riesce ad attrarre molti capitali esteri, e con questi molti migranti. La natalità degli autoctoni è in flessione, facciamo 3.6 milioni di bimbi l’anno, 20% in meno di quindici anni fa, ma abbiamo un buon numero di immigrati che tengono su il mercato del lavoro, e parecchi pensionati che vanno all’estero, con un saldo positivo di quasi mezzo milione di persone l’anno. Se un giovane considera migrare, oggi come oggi meglio andare in USA che in Cina.
L’Italia è il paese che rimpicciolisce più rapidamente degli altri, allo 0.15% annuo, grazie ad una natalità molto bassa al 1.3 ed un flusso migratorio dei giovani verso l’estero che invecchia il mercato del lavoro, mentre i pensionati aumentano. Di fronte a proposte di stage da 500 euro, o contratti di lavoro da 1200 dove l’affitto ne brucia 800 al mese, e quindi l’impossibilità di acquisire indipendenza dai genitori e poi creare una famiglia propria, in altri termini con l’erosione del nostro paese davanti agli occhi, il mondo politico parla di tutti altri temi dimostrando la propria scarsa utilità.
Nella settimana dal 9 al 13 agosto con gli amici di La Storia nel Futuro ho organizzato una visita a Boston per sette giovani studenti e professionisti italiani che hanno voluto toccare con mano le difficoltà e le opportunità di una carriera accademica, imprenditoriale o professionale in America. Hanno avuto modo di conoscere altri immigrati che son qui da anni, imprenditori ed investitori bostoniani che hanno molto a cuore il futuro dei giovani, ed accademici internazionali che fanno ricerca con fondi che qui son disponibili in misura di circa 12 volte quanto possibile in Italia.
Il messaggio che hanno sentito da tutti è molto semplice: l’importanza di imparare almeno un mestiere veramente bene, il vantaggio di rischiare quando si presenta un’opportunità, la necessità di ascoltare chi ha già fatto determinate esperienze per evitare quegli errori, e specialmente l’apertura mentale per esser pronti a fare ed andare dove meglio. Al contrario, aspettare che l’Europa finanzi un progetto, sperare che uno stage si trasformi in contratto indeterminato, accettare il controllo fantozziano di capi ed aziende preistoriche, attendere placidi ed ossequiosi per poi esser promossi nel proprio dipartimento, possono essere una valida alternativa, ma non in America.