Il Cameo


Il ramadan di un inglese al tempo di guerra

Di passaggio in Italia, è venuto a trovarmi un caro amico, per avere, dice lui, direttamente dalle mie mani, con dedica “superba”, il mio ultimo Libroincipit “La Terza Guerra Mondiale di Gordon Comstock” . In presenza di un meraviglioso crudo di pesce azzurro appena pescato, è stata una simpatica rimpatriata. Negli anni Novanta, quando vivevamo entrambi a Londra, cenavamo spesso insieme. Il nostro ristorante fisso era il Bibendum di Fulham Road, dove ogni giovedì sera lo stesso tavolo ci veniva riservato, e mangiavamo, sempre e solo, il gran crudo di pesce.

Lui lavorava in una banca d’affari e si occupava di “triangolazioni” con Paesi messi in castigo dalla politica. Era affascinante sentirlo parlare di operazioni di “triangolazioni” di prodotti (che mai citava) e fra Paesi (che mai chiamò con il loro nome, ma solo e sempre o “X” o “Y”). Un giorno si licenziò, ma continuò a lavorare nella stessa banca, ma ora era pagato con commissioni a business conclusi. Da quel momento osservai come la sua ricchezza aumentasse, via via che si succedevano gli embarghi verso i “cattivi”.

Mi ha detto che ora il grande business lo ha richiamato dalla sua dorata pensione di Dubai, ed è impegnatissimo. Dice: “Le sanzioni selvagge verso Russia e Bielorussia mi hanno fatto ringiovanire”. Anni fa si era risposato con una donna musulmana molto più giovane di lui, ma molto religiosa, per cui dovette farsi musulmano. Lo fece a suo modo, in realtà è rimasto lo scanzonato londinese elitario di prima, ma ora si spaccia per un musulmano ortodosso. In questo momento, mi ha detto sorridendo “Essere musulmano, cittadino di Dubai, e non più inglese, è un asset formidabile”.

Gli ho chiesto come poteva, un gourmet e un viveur come lui (invecchiando rassomiglia sempre più a Giuseppe Tomasi di Lampedusa), sottostare alle rigide regole del Ramadan. In effetti, noi stessi stavamo mangiando in pieno Ramadan, che quest’anno è caduto in Aprile. Geniale la sua risposta: “Ho applicato al Ramadan le regole dell’unico mestiere che so fare, la “triangolazione”.

Per chi non conoscesse il giochino delle “triangolazioni”, vecchio come il cucco, ecco lo schema concepito per gabbare leggi, fatte da élite per altre élite. Il Paese “A” non può comprare certi prodotti dal Paese “B” perché questi è sotto sanzioni, che “A” si è impegnato a rispettare (e in pubblico se ne compiace pure). Allora lo compra dal Paese “C” perché questi, che ha deciso di non rispettare le sanzioni, lo ha a sua volta comprato dal Paese “B”, senza averne bisogno, soltanto per poi “triangolarlo” su “A”, secondo accordi segreti preconfezionati. Così, le norme formalmente sono rispettate. Ma tutti sanno tutto, è un business colossale, rigorosamente mafioso, di cui solo i Clienti di “A” (il popolo bue), ci rimettono, pagando il prodotto molto di più di quello che vale, ma così la faccia del “Sistema” è salva.

Circa il Ramadan mi ha spiegato come lui lo interpreta. Il Profeta, imponendo il Ramadan, uno dei cinque arkan (pilastri) della fede musulmana, voleva esortare i fedeli al sacrificio e alla purificazione. Fissò la Regola. Questa prevede di svegliarsi all’alba, consumare il pasto del suhur, recarsi al lavoro e digiunare fino al tramonto. Rientrato a casa si può gustare l’iftar. Se il Ramadan capita in inverno, quando le giornate sono brevi, e le basse temperature proteggono dalla sete, per un occidentale adulto è accettabile. Invece, sostiene lui, d’estate, e in parte pure in primavera e autunno, il sacrificio è inaccettabile, sia per le temperature, sia per la durata della giornata.

Che fare? Mi ha detto: “In pratica, nel Ramadan mi “triangolo”, cioè cambio il processo ma mantengo lo schema, come chiede il Profeta, garantisco il digiuno dall’aurora al tramonto. Come? Al tramonto faccio un iftar leggero, nella notte vivo, cioè leggo, lavoro, faccio all’amore. Poi, prima dell’aurora consumo un ricchissimo pasto, quindi torno a letto, e dormo fino al pomeriggio inoltrato. Ho scoperto che digiunare dormendo è meglio che lavorare digiunando. Tu, vecchio apòta, puoi dirmi che è una contraffazione della prescrizione religiosa. Certo che lo è. Come lo sono sempre state le “triangolazioni” delle armi, del petrolio, etc. etc. che, alla fin fine, “triangolano pure la guerra”, snaturandola. Però questo giochino mi ha fatto ricco. E per giustificarmi cosa mi dico? “There is not alternative”. Prosit!

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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
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