Schierate in numero spropositato nella torinese piazza San Carlo, le batterie dei Rockin'1000 avevano tamburi come strumenti per “dare una possibilità alla pace”: “Give peace a chance” è il brano di John Lennon rielaborato per questa incredibile band. La canzone del 1969, inno del movimento pacifista americano, è stata riproposta da batterie, chitarre, violini, voci e battimani per aprire la finale dell’Eurofestival, a sottolineare con la forza pacifica della musica - qui - il messaggio di pace, tema dell’edizione italiana 2022.
Tema espresso anche con un medley introdotto dal violoncello, pizzicati al contrabbasso e melodia alla chitarra: strumenti per dar suono a “Fragile” di Sting che l’artista aveva dedicato alle vittime dell’11 settembre. L’abbiamo sentito dal duetto Laura Pausini e Mika seguito da “People have the power” in cui gli strumenti si sfogano insieme alle voci nel tratteggiare il pezzo rock di Patti Smith, dal 1988 un’esortazione a unirsi contro la guerra.
A suonare sul palco dell’Eurovision insieme alle due Star, i tre studenti del Conservatorio di Torino (Clara, Daniele, Giosué) che han vissuto un’esperienza artistica a tutto tondo impastando la loro formazione classica con il pop, tra strumenti acustici, tecnologia e la macchina organizzativa del dietro le quinte.
La band dei Kalush canta la “Stefania” vincitrice e ha sempre con sé strumentini sconosciuti ai più: sopilka e telenka, legni simili al flauto, eco della terra natale. La canzone della vittoria è un mix di rap moderno, sound della tradizione, strumenti folk ucraini; la telenka insiste in assolo, un hook (breve sequenza di note ripetute) con cui intervalla la voce, strumento questo che con “mamma Stefania” dice la sua per tutte le mamme ucraine e non solo.
Una ninna nanna, una culla per la pace, ritmata ma a tratti delicata nei suoni quanto lo è il tema e che ricorda a tutti noi, come ha scritto Sting nel suo testo “How fragile we are”.