IL Digitale


Digitale e terza età

Lasciando da parte il Covid, che ha ridotto la durata della vita media nel mondo uccidendo principalmente gli anziani, ed una guerra in corso che potrebbe causare ancora più vittime molto rapidamente, in linea generale stiamo invecchiando: ci son più sessantenni che bimbi tra zero e cinque anni, in moltissimi paesi l’età media supera i 70. Soprattutto, la previsione di invecchiamento per i paesi in via di sviluppo da qui a trent’anni è di quattro volte per...

... l’Africa, due volte e mezza per Asia ed America latina. Trent’anni son pochi per una rivoluzione demografica.

Covid e guerra hanno anche accelerato delle tendenze importanti: la remotizzazione e delocalizzazione del lavoro che portano a minor stabilità, minor certezze di poter mai andare in pensione. In questo istante milioni di professionisti digitali ucraini e russi, fino a ieri pacifici nella loro convinzione di percepire stipendi semi-occidentali e costruirsi un futuro tranquillo a casa, devono capire cosa sarà il futuro. Per i pochissimi ultraricchi del CEO Capitalism digitale, o dell’oligarchia petrolifera, non c’è mai nessun problema: per il 99.9% della popolazione mondiale, attrezzarsi in tempo per la vecchiaia è una considerazione importante.

Abbiamo anche imparato che remotizzazione e marmottismo, ovvero calo dei rapporti sociali, portano una pletora di patologie fisiche e mentali che è meglio evitare. La differenza tra un anziano solo ed uno in compagnia equivale a 15 sigarette al giorno, un’accelerata rapida verso la bara di destinazione, ed una qualità della vita molto diversa. Se prima del Covid nei paesi ricchi il 52% dei lavori era fattibile remotamente, ora siamo al 65% anche per altri paesi ancora in via di sviluppo.

Cosa significano queste tendenze? Da un lato personale ci consigliano di tenerci aggiornati sull’evoluzione tecnologica, ottimisti del fatto che sempre più applicazioni semplificano il lavoro. Ho già parlato del sistema che, ascoltando in tempo reale la telefonata tra cliente ed operatore, dice cosa chiedere e cosa dire al secondo, in modo da ottimizzare produttività e soddisfazione del cliente. Questo significa che posso avere una persona che si concentra sulla telefonata, mentre la tecnologia va a cercare nel database cosa sia meglio dire, e vuol anche dire che fare l’operatore telefonico non sarà più un lavoro solo riservato ai giovani.

Dal lato industriale queste evoluzioni ci portano ad indirizzare lo sviluppo delle nuove User Experience (UX) anche a chi ha capacità visive, tattili e di carico cognitivo che non sono più quelle del ventenne o trentenne di belle speranze. Di nuovo, i comandi vocali ed il riconoscimento del linguaggio naturale, quello veramente parlato e non la sequela criptica di comandi informatici da iniziati, consentono alla nonna di stare sempre in contatto con nipoti ed amici, evitano l’interruzione della socialità e conservano un buon livello di qualità della vita.

Se i social media sono nati per le esigenze dei giovani e gli anziani si son collegati per restare in contatto, altri concorrenti potrebbero nascere per venire incontro alle necessità della terza età, offrendo servizi ancora inesplorati. Per imprenditori e professionisti del digitale, questa è una fascia di mercato ricca di opportunità.


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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro