Speciale cashless / 2


Il frusciante, le uova e le cartoline

Lo scorso anno, ad Atene, in due giornate assolate di febbraio, un po’ di persone che includevano rappresentati di banche centrali, BCE, Bundesbank e la frugale olandese comprese, si sono ritrovate, come d’abitudine, a discutere il futuro del denaro contante. Quest’anno, l’appuntamento era fissato a Madrid per l’ottobre prossimo. È stato rinviato a febbraio 2021, dopo carnevale. Il contante vale ancora molto, e per molti è sempre...

... “il Re” dei metodi di pagamento.

L’insieme di provvedimenti, scelte politiche, mode e trend, lifestyle, che ti fanno sentire uno sfigato se non hai ApplePay, PayPal o le loro imitazioni (o se non vai a zonzo con carte cippate che ti permettono di pagare tutto con lo sfioramento di un apparecchio, la posa di un dito sullo smartphone, un sorriso da selfie) non è però bastato per arrestare l’amore per il contante. I dati non sono freschissimi, ma i valori non si sono spostati di molto: a Malta si paga in contanti il 97% degli acquisti, a Cipro e in Grecia l’88%; in Spagna l’87% in Italia l’86%.

Niente di strano, se seguiamo quel sottile razzismo culturale verso il sud Europa che vede il Mediterraneo arretrato sui modelli di secolarizzazione economica e finanziaria, la prevalenza dello spazio sotto il materasso per custodire il denaro, talora di provenienza dubbia… Del resto Cipro è crocevia di levantini, Malta offre ombra a chissà quali loschi traffici e poi, l’Italia del "nero" o la Spagna che ha un monarca emerito inseguito dal fisco… La sorpresa arriva con l’Austria che paga in contante sonante l’85% degli acquisti, oppure quell’80% della Germania. Sotto il 70% ci sono solo Francia, Lussemburgo, Belgio e Finlandia. Sotto il 50%, Estonia e Olanda. I dati di Germania e Olanda provengono dalle rispettive banche centrali.

Maddài… non è possibile… la ricerca (di quattro anni fa) si basa su interviste dirette o via internet di poco più di 92 mila persone dai 14 anni in su ripartite in classi di età, area di residenza e genere, svolte in mesi tradizionalmente omogenei per la dinamica dei consumi, che sono ottobre, novembre e febbraio. "Insomma, sì: è molto realistica sulla popolazione, soprattutto se si considera che includere i 14enni dà una dimensione del grado di modernità della società: ci aspettavamo più adolescenti con bancomat e prepagate", mi dice un’analista di una delle retail-banks sopravvissute in Belgio alle concentrazioni nazionali ed europee.

Tuttavia, è un dato di fatto che negli ultimi 15 anni l’insieme di prelievi di denaro contante da parte dei cittadini sia diminuito progressivamente e costantemente e che siamo oggi circa al 38% in meno rispetto ai primi anni del secolo. A confermarlo c’è un dato del luglio 2019 che misura per tutte le “carte” in circolazione in Europa il numero annuale di prelievi di contante. Erano mediamente 16,33 per carta nel 2010 e sono passati a 13,88 nel 2018 (anno che escludeva già l’Inghilterra della Brexit).
Nelle tasche dei cittadini europei, comunque, il contante è sempre presente. I tedeschi e i lussemburghesi hanno nel portafoglio mediamente più 100 euro. Gli Austriaci una novantina scarsa. Greci e ciprioti un’ottantina, gl’italiani una settantina. Gli spagnoli 50 tondi. Francesi e portoghesi, una trentina: sono quelli che vanno in giro più squattrinati.

Quattro anni fa la Banca centrale Europea (BCE) ha cessato la stampa delle banconote da 500 euro per ostacolare la circolazione illegale di contante e contrastare il riciclaggio di proventi da criminalità o evasione fiscale e il pagamento di tangenti. Una delle sue studiose di punta aveva comunque avvertito che il provvedimento sarebbe stato sostanzialmente inutile. Europol, l’agenzia europea delle polizie ha successivamente rilevato come che il contante sia lo strumento prediletto della criminalità a tutti i livelli.

Le politiche diversificate di limitazione dei contanti nei diversi stati, fino al ridicolo in alcuni, come il nostro, non porteranno sostanziale miglioramento a evasione fiscale e tracciabilità (che costa un patrimonio implementare, by the way). L’illegalità che ruota attorno all’economia in generale e che è funzionale alla criminalità organizzata ha già trovato forme alternative per effettuare pagamenti irrintracciabili. È la task-force della BCE dedicata alle forme criptate di pagamento  che “riconosce quanto attualmente le cripto-attività presentano rischi principalmente con riguardo al riciclaggio di denaro il finanziamento del terrorismo e protezione dei consumatori. La BCE comunica l'analisi alle autorità competenti e sostiene i loro sforzi, se del caso”. Un po’ legnoso come linguaggio ma un preavviso non secondario. Ribadito da Europol con un paio di studi dedicati.

“Il contante non è il diavolo e neppure il suo sterco. Basta far funzionare l’amministrazione e il fisco in maniera appena passabile per limitarne i rischi, che rimangono e rimarranno” dice il consigliere economico di un rilevante gruppo politico europeo. “Quando avete abbassato da 3 a 2 mila euro il vostro limite in Italia, Gualtieri ha ricevuto una letteraccia dalla BCE. Portarlo nel futuro a 1000, fa ridere: significa creare una economia parallela che, quella sì, sarà ombra per davvero”.

Un anno fa, il contante è entrato d’imperio nella campagna elettorale austriaca: il Partito popolare l’ha fatto diventare un tema con la sua proposta di inserire il diritto all’uso del cash in costituzione.
La polemica è vecchia. La banconota non perde valore facciale e non è gravata da commissioni o spese di transito: è vero che il bancomat costa e le banche applicano spese talora piratesche, così come l’uso della carta di credito impedisce spesso di negoziare lo sconticino caro agli italiani (e agli europei in genere), fino al punto da offrire un pagamento in contanti se si ottiene una diminuzione di prezzo.

È altrettanto vero che il pagamento per carta e possibilmente contactless ha avuto un grande (ri)lancio in fase di pandemia e continua a imporsi, ma da qui a limitare con assoluta forza la possibilità di avere contante in tasca ne passa. Il “frusciante” come lo chiama un accanito scommettitore ippico in pensione, conserverà tutta la sua praticità e la sua prestazione nel mondo soprattutto dei privati cittadini. Ed è quello che, sempre nel lessico del veterano del galoppatoio, ancora oggi dà la benefica sensazione di essere “zeppi come un uovo” e non “stirati come una cartolina”. O come una carta bancomat.

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