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Figura da cioccolataio

Figura da cioccolataio è un’espressione torinese dispregiativa, significa far una brutta impressione, ed ha una storia alle spalle che è sempre attuale. A Torino tra ‘700 ed ‘800 c’era una fervente attività di produzione di cioccolato, e si racconta di un cioccolatiere con manie di grandezza che si faceva tirare la carrozza da quattro cavalli, mentre i borghesi se ne potevano permettere al massimo un paio ed i peones ovviamente a piedi. 

Di fronte a questa ostentazione, si racconta che il Duca Carlo Felice nel 1828 si fece costruire una carrozza più lussuosa, con ancora più cavalli, per non far la figura del cioccolataio.

Con un salto di due secoli ed un oceano approdiamo al Summit delle Americhe, la conferenza che periodicamente raccoglie tutti gli stati del continente, dalle province canadesi più a nord fino alla punta argentina più a sud. Quest’anno sono gli Stati Uniti ad ospitarla, e Biden voleva usare l’occasione per ostentare al mondo la sua leadership indiscussa, capace di riunire tutti i paesi democratici contro l’oppressione di Russia e Cina. Ha fatto l’ennesima figura da cioccolataio, mondiale.

Già non invitando Nicaragua, Venezuela e Cuba, s’è tirato addosso gli insulti del presidente del Messico che è rimasto a casa. Anche Honduras, Guatemala, El Salvador e Bolivia han lasciato stare, perché l’esclusione degli altri paesi ha in effetti aiutato a rinsaldare divisioni che si voleva appianare. Infine, per non farsi scappare il Brasile, Biden ha dovuto venire incontro ad una serie di richieste per incontrare Bolsonaro. Questa conferenza avrebbe dovuto spaziare dal maggior supporto al conflitto ucraino, al cambiamento climatico, fino all’emergenza immigrazione clandestina. Il risultato netto è che ci sono duemila sudamericani che, zaino in spalla, stanno per varcare il confine Messico-USA senza che il Presidente abbia ottenuto nulla.

In un altro passaggio a Canossa, Biden andrà a Riad per chiedere al Principe Mohammed bin Salman di aprire i rubinetti del petrolio, dopo averlo chiamato paria ed assassino per l’assassinio di Kassogi. Bella intervista qui. Non è facile prevedere se la richiesta verrà accettata ed in quale misura, visto che con gli attuali prezzi dell’oro nero il Principe non ha interessi a tafazzarsi per una causa in cui ha nulla da spartire. Ma se ha già consentito l’export di petrolio venezuelano, è chiaro che Biden è pronto a tutto pur di abbassare il prezzo della benzina americana che, sopra i $5 a gallone, vale la sua sconfitta alle prossime elezioni.

In tutto questo sforzo per contenere una crisi economica devastante, anche i media più mainstream cominciano a nasare che il mondo è multipolare, e gli alleati di Biden son meno di quelli che vorrebbe. La settimana prossima a San Pietroburgo si apre la conferenza economica, e 141 paesi han confermato la partecipazione dei propri delegati. Fossero stati un paio di staterelli, quelli hardcore comunisti, ma centoquarantuno son parecchi. Altra magra figura in politica estera.

Dall’uscita rovinosa dall’Afghanistan, le mancate promesse elettorali, l’entropia assoluta nella gestione della crisi ucraina, l’inutilità delle politiche sulle armi a scuola, fino a questi ultimi episodi, le figure da cioccolataio che riesce a farsi il Presidente son tante. E meno male che non era il candidato dei russi, altrimenti chissà come saremmo rovinati.


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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro