Dal 2020 ad oggi l’opinione pubblica americana è molto cambiata sulla Russia, che adesso è vista come un nemico più che un concorrente dalla maggioranza dei cittadini, a prescindere che siano democratici o repubblicani. Specie dall’inizio dell’invasione in Ucraina ad oggi, il battage costante dei media e dell’amministrazione sta finalmente unendo il pensiero del paese almeno su un argomento, il nemico russo. Tutto il resto, dal Covid al mancato rispetto delle promesse elettorali, viene lasciato a margine per non mettere a rischio questa unità di intenti.
Purtroppo, con il crescere del conflitto è anche aumentato l’isolamento rispetto alle notizie provenienti da fonti russe, con la censura di emittenti come RT accusate di dare informazioni false per aiutare la disinformazione del Cremlino. Ora siamo al culmine: Biden ha deciso di seguire l’esempio di Putin e Zelenski, creando il Disinformation Governance Board (comitato di controllo della disinformazione), all’interno del Dipartimento dell’Homeland Security, per censurare qualsiasi falsa informazione possa danneggiare il nostro paese.
E chi mette a capo di questo gruppo di censori? La stessa Nina Jankowicz che aveva difeso il rapporto Steele ed altre accuse sul presunto aiuto russo a Trump, poi rilevatesi infondate: iniziamo bene. Per chi fosse curioso di capire il livello della persona, una ricerca su TikTok o Twitter mostra il video dove la Jankowicz canta come Mary Poppins per spiegarci il mondo delle fake news. Fatevi una risata.
I Repubblicani, che già avevano promosso una legge bipartisan per monitorare la propaganda straniera, sottolineano il rischio di rivolgere gli stessi strumenti censori e di controllo contro la popolazione americana, alla faccia del nostro diritto costituzionale alla libertà d’espressione. Interessante l’intervista del Senatore Portman riportata qui.
Chi vi scrive considera la libertà d’espressione un diritto importantissimo, secondo solo a quello d’avere un piatto in tavola ed un tetto sulla capoccia. Il modo per vedere se c’è libertà di parola è riuscire ad ascoltare chi non sopportiamo, specie quando dice cose che non condividiamo. Chi ragiona con la propria testa non si preoccupa che un Presidente gli dica di bere candeggina per curarsi dal Covid, che il successivo spacci uiguri, taiwanesi ed ucraini come fratelli, o che qualsiasi Competente gli racconti assurdità di geopolitica o epidemiologia virale solo per star ancorato in trasmissioni TV. 85 miliardi di neuroni ci consentono di filtrare bene il vero dal falso, basta che abbiamo le informazioni a disposizione. Se la censura ci priva di informazioni diverse, non possiamo decidere con la nostra zucca.
La differenza tra democrazia e dittatura si gioca sul rispetto della libertà d’espressione, che significa poter ascoltare cosa dicono gli altri, specie se antipatici, sapientoni, nemici. Sono rari gli articoli su testate mainstream dove si presentano i punti di vista russi (uno qui) e servono come il pane. Mentre una cosa che dobbiamo rifuggire come la peste è la censura, perché ci porta a pensarla tutti allo stesso modo, e da lì alla dittatura il passo è breve.