IL Cameo


Nel 1946 gli americani si affidarono a George Kennan per decidere che fare di Stalin (il Putin di oggi)

Dopo lo sgradevole periodo dominato dalla triade Virus-Vaccini-Pass, speravo che il 2022 sarebbe stato l’anno della rinascita e della pacificazione.

Purtroppo, già a febbraio, quando la ripresa economico-culturale era ancora fragilissima, il criminale Vladimir Putin ha d’improvviso calato l’asso della guerra contro l’Ucraina, e l’equilibrio dell’Occidente è entrato, come ovvio, in crisi.

Si sta ripetendo lo scontro sui media e sui social dei due anni precedenti, facendo entrare la maggioranza silenziosa dei cittadini (sono uno di loro) in uno stato di preoccupazione per un possibile scivolamento verso la Terza Guerra mondiale. Gli ultimi sondaggi confermano una nostra grande disponibilità verso il popolo ucraino per donare loro tutto il possibile, con però un limite invalicabile, il 70% di noi non vuole che l’Italia sia coinvolta direttamente in una guerra a rischio nucleare.

Nel Cameo precedente ho raccontato come, avendo appena finito di scrivere un libro (distopico) come La terza guerra mondiale di Gordon Comstock, mi era rimasto molto materiale preparatorio non usato. Materiale molto utile per analizzare la politica estera.

Questa è la vera priorità politica di un Paese, perché si identifica con gli interessi dell’Italia, che dovrebbero essere al centro dell’interesse di tutti i nostri partiti e leader, indipendentemente dalla loro collocazione ideologica. E i nostri interessi, ormai da tanti anni, non coincidono né con quelli imperiali di Joe Biden, men che meno con quelli altrettanto imperiali di Vladimir Putin, ma molto più banalmente con quelli di una parte degli europei, come Germania, Francia, Spagna e sia benvenuta l’Olanda. Più il tempo passa e più questa guerra diventa un confronto fra due potenze termonucleari, con i poveri ucraini, incolpevoli, costretti a metterci il territorio, la fanteria e i morti. E pure con un pesante coinvolgimento economico di noi europei.

Suggerirei, per chi lo voglia, di studiarsi uno dei più straordinari documenti di politica estera, il celebre “Long Telegram”, di George F. Kennan. Questo “telegramma” sarà poi la base strategica della successiva “Dottrina Truman”, e il conseguente “Piano Marshall”. Nel luglio 1947 il documento “Long Telegram”, con altro titolo, uscì come articolo a firma “X” sulla rivista Foreingn Affairs. Ricordiamo fatti e contesto di allora, perché ci possono essere molto utili per l’oggi.

Kennan era allora l’incaricato d’affari dell’Ambasciata americana a Mosca. Il 9 febbraio 1946, al Teatro Bolshoi ascolta il discorso di Iosif Stalin. La caratteristica dei leader comunisti (e quelli loro speculari fascio-nazisti) è sempre stata di essere molto sinceri sugli obiettivi con i loro adepti. Stalin quella sera lo fu: dichiarò che voleva espandere la politica imperiale sovietica fino ad arrivare al Mediterraneo. Insomma, voleva una politica estera speculare a quella imperiale degli Stati Uniti.

Kennan inviò a Washington un lunghissimo telegramma-report di analisi (e di dottrina), con una sua proposta di containment. Questo ispirò per decenni la politica estera americana. Semplificando, lo schema si basava su determinate assunzioni-valutazioni: 1 Se Stalin è come Hitler, non si fanno trattative, ma guerra totale, se necessario anche nucleare, per distruggerlo; 2 Se Stalin non è Hitler allora dobbiamo applicare l’arte della “pazienza politica”, il containment.

Harry Truman decise per il containment, e questa strategia fu quella che sempre seguirono tutti i Presidenti americani, dem e rep, fino all’auto collasso, quarant’anni dopo, dell’Unione Sovietica.

A mio parere è lo stesso scenario-dilemma che si pone oggi verso la Russia di Putin.

Essendo noi una Repubblica parlamentare, tocca all’attuale Parlamento e al Premier Mario Draghi fare chiarezza, sciogliendo il dilemma di oggi: 1 Putin è come Hitler? 2 Putin è come Stalin?

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