IL Digitale


Complessità e segnali deboli

Paolo Ciuccarelli è stato invitato, da Milano, alla Northeastern University di Boston a fondare il Center for Design (https://camd.northeastern.edu/center-for-design-2/ ) e portare quindi in questa città una sana dose di qualcosa che alla città, pur con tutti i centri di ricerca tecnologica,  farmaceutica e robotica, manca.


All’inaugurazione erano presenti designer, ricercatori, professori e professionisti importanti, affiancati  da tantissimi studenti da tutto il mondo. Perché questo interesse?

Da qualche anno la Northeastern University sta cercando di rendere l’educazione dei propri studenti “a prova di robot” (http://robot-proof.com/#about ) perché come il sottoscritto crede che le più recenti innovazioni tecnologiche, specialmente i goffi tentativi di riprodurre l’intelligenza umana con dei computer che a malapena contano i neuroni di una rana, debbano essere controllate per aiutare la nostra società, e non ridurla in schiavitù. 

Ecco l’importanza del Design, con la D maiuscola, come disciplina che aiuta a capire la complessità che nasce dall’interazione delle diverse discipline, che sviluppa un progetto per integrarle correttamente. Riuscire a raccogliere i segnali deboli, capire i paralleli tra discipline diverse, è quanto ci differenzia dai robot, che son sicuramente migliori di noi nell’eseguire qualche specifica attività, ma non arrivano mai ad una visione di insieme. 

In uno dei primi numeri di questa rubrica avevo citato un professore italiano del MIT che prevede un futuro dove artigiani, idraulici, elettricisti ed in generale chi debba eseguire una moltitudine di attività diverse, ha poco da temere dai robot. Abbiamo già visto come la creatività sia appannaggio umano, come pure la capacità di capire e persuadere, quindi svolgere tutte le attivita’ di coordinamento e supervisione di una squadra. 

Milano è la patria del design italiano, ed ancora oggi non ha nulla da invidiare alle piazze di New York e Parigi per la moda. Sara’ questo che la rende anche il centro dell’economia del nostro paese e sia praticamente l’unica città che investe e cresce in Italia? È probabile: anche l’economia americana si sta sempre più dividendo, tra la corsa di poche città dove si inventa e si crea (Austin, Boston, New York, Seattle, poche altre), e di conseguenza si attraggono investimenti importanti ed aziende che assumono, e chi resta indietro.

In ogni caso, per i giovani che oggi scelgono studi superiori ed i loro cari che li aiutano in questa scommessa, pensare a cosa può fare un robot oggi e domani è una considerazione utile. Chi scrive non si sente di pontificare come si sente spesso sui social media, tra liceo ed istituto tecnico, tra informatica e linguistica. Ogni giovane vive un contesto specifico, quello che conta è una buona dose di auto-disciplina nel lavorare e nel perseguire i propri obiettivi con forza, ed altrettanta dose di fortuna. Ricordando che i robot ci possono aiutare, non sostituire.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate