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Rocky 4 alla Casa Bianca

Ricordate Rocky IV? Esce nel 1985 l’episodio di maggior successo, dove Rocky pesto e sanguinante alla fine batte Ivan Drago, bandiera della Russia “impero del male” nella definizione di Ronald Reagan. Stallone oggi è prudente nel dichiararsi a favore di Trump o Biden, ma tra poco lancia l’edizione rinnovata del film, e gongola del parallelo con il combattimento per la Casa Bianca. E quella vecchia idea di impero del male è sempre...

... al centro del dibattito politico americano: viene usata come battipanni sugli argomenti polverosi.

Giornalisti investigativi di razza osano criticare Biden? Sicuramente sono filo-russi o si son fatti fregare da spie FSB. Biden ha detto che vuole aumentare le tasse a tutti? E’ disinformazione russa. Trump ha un albergo a Mosca? Ci dorme Putin. Qualsiasi post sui social media che contraddica la narrativa dem, dev’esser russo per default. Ma sarà proprio vero?

Gli americani, per non saper né leggere né scrivere, stanno comprando armi e proiettili come non ci fosse un domani, perché forse non ci sarà un domani dopo questa scazzottata tra i due combattenti. A fine ottobre abbiamo comprato più pistole e colpi di qualsiasi anno precedente, compreso quando Clinton rischiava di andare alla Casa Bianca. Ora dobbiamo votare: chi è il vero Rocky? Chi è il vero Ivan? Chi è il vero buono, o almeno il male minore?

I sondaggi sono tutti per Biden: Trump è cotto, bastonato dal Covid, mentre media e social media spingono sul cambiamento, sulla svolta, sul passare il titolo di uomo più importante del mondo a... all’ennesimo vecchio rappresentante dell’élite finanziaria, con buona pace dei giovani. Anche quattro anni fa Clinton era data come ovvia vincitrice, anche lei salì su quel ring coi pronostici favorevoli dei competenti, pronta a picchiare come Ivan Drago. Oggi i competenti ci dicono che il divario è molto maggiore, che Trump non ha chance di recuperare, è cotto. 

Purtroppo i recenti episodi di censura e di attachi ad personam verso chi nutre dubbi (prima ancora di schierarsi per Trump) hanno sparso puzza sgradevole, si sente odore di fregatura. Leggete qui per un opinione alternativa. Eppoi il Covid ha portato decine di milioni di americani a votare per posta, e lo spoglio ritardato di queste schede non fa che aumentare timori di brogli e promesse di ricorso. Trump sta riempendo gli stadi, pure la comunità ebreo ortodossa di New York lo supporta, possibile che sia spacciato? Negli ultimi sondaggi Millenial e Gen Z sembrano meno pronti per Biden, stanno cambiando idea?

Prende corpo l’idea che Trump farebbe bene ad accettare la sconfitta e dal 4 novembre iniziare la nuova campagna elettorale, per la rivincita nel 2024, quando Biden avrà 82 anni e non sarà più in grado di combattere. In questi anni il Covid si calmerà e The Donald potrebbe accusare Biden di ogni nefandezza, cominciando dal chiamarlo Ivan Drago, bandiera dell’impero del male, e poi invocare l’FBI per qualsiasi ipotesi di reato.

Vada come vada, Millenial e Gen Z sono spaventati: il loro futuro è nelle mani di due vecchi esponenti delle élite, vuoi delle costruzioni, vuoi delle banche. Non si capisce bene chi sia il vero Rocky e chi il vero Drago, ma è chiaro che i giovani non avranno modo di trar beneficio né dall’uno né dall’altro. Un combattimento drammatico e drammaticamente inutile.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Tommy Cappellini (Lugano): lavora nella “cultura”, soffre di acufene, ama la foresta russa