Da adolescente Giovanni Bosco aveva fondato con alcuni compagni di classe la “Società dell’allegria” e da sacerdote avrebbe poi insistito su questo tratto con tutti i giovani che avvicinava, ricordando sempre, oltre a preghiera, studio, lavoro, l’importanza dello stare allegri insieme.
Da grande educatore e comunicatore qual era, Don Bosco contava anche sul linguaggio musicale, che sapeva aver presa sui giovani; musicista lui stesso, era certo che lo studio della musica fosse importante nella crescita dei ragazzi, li teneva occupati non senza affinarne la sensibilità e l’amore per il bello.
Mi ha sempre colpito una fotografia in cui Don Bosco è ritratto in mezzo alla banda musicale dei “suoi ragazzi” che sono in divisa, disposti con cura, eleganza e stile. Quasi tutti Gen Z e Millennials di allora, ognuno ha l’aria di chi crede in quel che sta facendo. Provate a guardarli https://images.app.goo.gl/mwgCh8Rp3p3cjtkg9 (Torino, 1870). Che un oratorio avesse la sua banda musicale era fondamentale per Don Bosco che ne captava la forza aggregativa: studiare musica per suonare insieme, cosa c’è di più allegro?
Ogni 31 gennaio si ricorda il fondatore dei Salesiani, prima di tutto a Valdocco, la casa madre di Torino; sulla porta della sala musica Don Bosco aveva voluto la scritta del motto biblico “Non impedias musicam”: non ostacolare le note che risuonano, lascia che arrivino a te, mettiti in ascolto.