LA Coppa


Sport e Costituzione

“La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme”.

In 146 caratteri, un tweet, l’Italia sana una ferita profonda e sceglie così di mettersi in sintonia con le esigenze dei tempi attuali: sceglie lo Sport, sceglie la Vita.

Sono stati necessari 75 anni alle istituzioni politiche per comprenderlo ed inserirlo nella Carta Costituzionale. Non alle persone perbene, loro hanno sempre colto i valori citati nell’articolo 33. È certamente un ottimo primo passo, una importante presa di consapevolezza, ma stabiliti i principi, stabilite le idee, è necessario vedere l’execution, come si calano nel concreto.

Nel sistema educativo e scolastico italiano l’attività sportiva oggi è totalmente assente, considerata un impiccio, una perdita di tempo. Un ragazzo su due, in età compresa tra i 14 e 18 anni, abbandona la pratica sportiva; il motivo, per il 60% circa, è per l’eccessivo impegno richiesto dallo studio.

La scuola, l’educazione, se veramente tali, dovrebbero promuovere ed incentivare, non ostacolare, l’attività sportiva. Spesso si imparano lezioni di vita molto più profonde su un campo di calcio, basket o tennis che stare sei ore seduto su un rigido banco. È un profondo cambio di mentalità, ma è necessario, deve avvenire.

Le strutture, laddove ci sono, sono vecchie e fatiscenti, nulla dunque a che vedere con i campus di scuole e università americane. Il modello americano è quello dal quale si può prendere maggiormente spunto, in relazione al rapporto tra sport e scuola.

Procedendo con la sintesi dei tre aspetti indicati nell’Articolo, nel secondo troviamo il valore sociale, sul quale, rispetto agli altri, vi è sempre stata una ottima naturale execution. Chi non ha stretto legami profondi, sinceri o fugaci su anche il più polveroso campo da calcio o grazie a logori canestri e retine consumate dal tempo e dalle intemperie? Chi non ha gioito o pianto per una vittoria o una sconfitta con i propri compagni di squadra? E ancora, quanti hanno trovato nello sport una locanda ristoratrice ed accogliente laddove famiglia e scuola non lo erano?

È un giusto riconoscimento, ma a causa di quegli alti tassi di abbandono delle attività sportive ed il progressivo spopolamento nei campetti di città, di campagna e di oratorio rischiamo di smarrire quel ricco capitale sociale.

Il terzo è un lascito prezioso del biennio Covid, ovvero abbiamo colto il valore intrinseco del muoversi, dello stare all’aperto, del praticare l’attività sportiva che più ci piace, non solo per il nostro corpo fisico, ma anche per la nostra mente e la nostra anima. È uno dei farmaci più efficaci per il nostro benessere, per la nostra salute, una potentissima vitamina a sostegno del nostro sistema immunitario.

In quei 146 caratteri ci sono i prodromi per un cambiamento epocale nel nostro sistema scolastico ed educativo, nei rapporti sociali e nel modo di vivere il quotidiano. I tempi sono maturi. Agire.


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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Emanuel Gazzoni (Roma): preparatore di risotti, amico di Socrate e Dostoevskij, affascinato dalle storie di sport
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite