LA Coppa


Sport ed Intelligenza Artificiale

E se, per paradosso, il lavoro più sicuro nel futuro fosse una pratica sportiva?

I numeri riportati nell’articolo “Intelligenza Artificiale e sostituzione dei lavoratori” nella rubrica “Il Digitale” di Roberto Dolci iniziano ad essere rilevanti. Ed è solo l’inizio.

L’arrivo uraganico dell’AI, l’innovazione più interessante e prorompente dall’avvento di internet, porta con sé degli sconquassi sociali, politici e professionali inediti.

Così come l’AI aiuta l’uomo nel lavoro, e lui si serve di essa per migliorare e semplificare i processi, è altrettanto inevitabile che vi saranno professioni che pian piano scompariranno, in modo particolare quelle intellettualmente alienanti, fatte di gesti ripetitivi, prive di creatività ed anima.

Il mondo economico, imprenditoriale e politico è necessario che inizi a porsi domande serie, ad esempio come gestire questa svolta epocale, come e dove allocare in modo diverso risorse umane ed economiche.

E se una parte di quelle risorse economiche e mediatiche fosse dirottata nello sport, nelle varie pratiche sportive, in modo particolare le categorie inferiori, a livello quasi amatoriale?

Lo sport come divertimento, passione ed allo stesso tempo come professione.

Il progresso tecnologico e AI potranno mutarne in parte il gioco, come il fuorigioco semiautomatico nel calcio, ma non potranno mai sostituire l’atleta fisico.

Dare impulso dunque alle più disparate attività sportive, alcune note solo ogni quattro anni durante i Giochi Olimpici. Renderle note, presenti in tutti i territori ed economicamente sostenibili. E cosa più importante, renderle una professione riconosciuta e pagata come un qualsiasi lavoro, anche nelle categorie inferiori.

La carriera di uno sportivo termina prima rispetto ad altri lavori, ma quella stessa può continuare ricoprendo altri ruoli in vesti diverse nello stesso mondo, come accade già oggi nelle categorie maggiori, oppure intraprendere strade differenti, cambiando professione, come succede nel mondo del lavoro, nel quale già oggi vi è una mobilità impensabile nella culla del “Posto Fisso”.

Da non sottovalutare oltre l’impegno economico anche tutta l’attenzione mediatica, la pubblicità, sponsorizzazioni, visione delle gare in televisione o nelle diverse piattaforme social, creando così un circolo virtuoso, redditizio e più equo; il tutto legato ai territori, con stadi o palazzetti di piccoli comuni pieni, come accade oggi in Gran Bretagna, modello da seguire, quantomeno nel calcio.

Pensiamo ai benefici che l’AI porta con sé, non focalizziamoci sulla paura, sull’ostacolo, sul problema, rimanendo paralizzati. Comprendiamo come dall’oggettiva perdita di posti di lavoro si possano creare delle enormi opportunità umane e professionali, con mentalità aperta ed accogliente.

Non sottomettiamoci alla paura del cambiamento imbrigliando, burocratizzando e limitando gli sviluppi dell’AI. Pensiamo a strutturare positivamente afferrando con mani sicure la realtà.

Questa è la mia proposta. Quale è la vostra?


© Riproduzione riservata.
Zafferano

Zafferano è un settimanale on line.

Se ti abboni ogni sabato riceverai Zafferano via mail.
L'abbonamento è gratuito (e lo sarà sempre).

In questo numero hanno scritto:

Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Emanuel Gazzoni (Roma): preparatore di risotti, amico di Socrate e Dostoevskij, affascinato dalle storie di sport
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Silvia Andrea Russo (Cremona): passione per l'antichità, la letteratura, la recitazione, la musica, il canto e la scrittura