IL Cameo


Ragazzi, non dobbiamo avere paura del futuro

Questo Cameo riprende, cinque anni dopo, il Cameo del numero zero di Zafferano, marzo 2019.

“Il Cameo zero esplicita la linea editoriale di Zafferano: “fare giornalismo artigianale (reputazionale) con spirito di servizio, riportare i giovani al centro della scena, no fake news, lotta totale alle fake truth, libertà di stampa”. E poi, difesa del suffragio universale. 

... A chi non è uso vivere nei dintorni del potere vero, può apparire ridicolo porsi questo obiettivo, visto che la Repubblica italiana è nata su queste fondamenta, la Costituzione addirittura è stata scritta da quelli dell’assemblea costituente, eletti appunto, per la prima volta, a suffragio universale.

Ma non possiamo trascurare, e fra le élite al potere sono tanti, chi sogna la fascistoide epistocrazia. Come nonno mi piacerebbe che i giovani, soprattutto Millennials e Gen Z, potessero vivere in un mondo ove le regole del gioco siano liberali in purezza, quindi meritocratiche. E che il futuro non creasse, come oggi, inquietudine. Soprattutto il futuro, sia per i vincenti che per i perdenti, non fosse già scritto. Che ognuno potesse, grazie all’ascensore sociale, scriverselo e realizzarlo. Quelli della mia generazione dell’ascensore sociale se ne sono avvalsi, eccome (io poi, gli devo tutto), oggi non è più così. Lo trovo inaccettabile.

Da una dozzina d’anni studio e mi interrogo in quale mondo vivranno i miei amati quattro nipoti, tutti della Gen Z. So che il mio è senile velleitarismo intellettuale, nessuno può prevedere le giravolte della storia, ma un punto l’ho chiaro: il Ceo capitalism (non ha nulla a che fare con il capitalismo) da un quarto di secolo ci vessa e ci governa, è il nemico da combattere, anche perché le funi dell’ascensore sociale lui le ha tagliate anni fa, volutamente.

Ai giovani la globalizzazione (selvaggia) è stata venduta dalla classe dominante come il mezzo che avrebbe permesso a tutti uno stile di vita tipo “Erasmus”: volare a Londra con 19 €, girare nelle ZTL con automobiline elettriche a guida autonoma, ricaricate con energia prodotta dal sole e dal vento etc. etc. Tutte fake news, purtroppo istituzionali. Si sono ritrovati a portare pizze per quattro soldi al ritmo indicato da un implacabile kapò-smartphone e avere un futuro certo di incerta precarietà.

Mi auguro che questo errore della globalizzazione selvaggia, sia presto risolto, cominciando a sostituire a “selvaggia” almeno “occhiuta”.

Per fortuna, a un certo punto i cittadini, gabbati più e più volte, si sono avvalsi del penultimo strumento di dissenso che era loro rimasto (prima del forcone), la scheda elettorale. Mai avrei immaginato, a fine vita, di invitare i miei nipoti e figli alla difesa del suffragio universale dalla minaccia di coloro che vogliono bypassarlo. Per fortuna, il giochino di quest’infima minoranza di birbanti-potenti si sta rompendo, ora sono più ottimista, sarà lunga, ma i giovani ce la faranno, grazie a loro stessi, ai loro genitori, nonni, insegnanti.

Zafferano cercherà di dare una mano per capire questo mondo con modalità depurate da ideologie pelose. Sarà una mano di peso modesto? Certo, ma assolutamente disinteressata, sempre. Ragazzi, non dobbiamo avere paura del futuro.”

Cinque anni dopo, nulla da aggiungere, se non compiacermi che il Cameo di allora sia invecchiato bene. Credo che i nostri lettori, in questi cinque anni, abbiano capito come in termini geopolitici il mondo sia profondamente cambiato. Si è offuscata la distinzione fra mondo cosiddetto libero e no: entrambi hanno accentuato le loro negatività. Molti di noi hanno fatto gli struzzi, abbiamo edulcorato il nostro linguaggio, finto di non vedere come sono cambiate Cina, Russia, Iran, e le stesse India e Arabia Saudita (con Israele lasciata sempre più sola). Come è cambiata l’America. Come siamo cambiati noi europei. Tutti in peggio. Prima ci decideremo a chiamare le cose con il loro nome, meglio sarà.

Comunque, dal nostro piccolo giardino, pieno di bulbi di zafferano, noi continueremo imperterriti a scrivere, presto anche a parlare. Rifiutando che il dibattito sia ignobile come lo è oggi, tutto giocato fra incultura e faziosità colta. Prossimamente indicheremo ciò che intendiamo fare nei prossimi cinque anni, anche se la via è confermata, quella tracciata nel marzo del 2019.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Silvia Andrea Russo (Cremona): passione per l'antichità, la letteratura, la recitazione, la musica, il canto e la scrittura