Passaggio a nordest


Il museo collezione Salce, a Treviso

Nell’Italia delle mille bellezze la vera sfida è andarle a scoprire. Piccoli scrigni che aprono universi infiniti di storia, conoscenza, vite passate quantomai meritevoli di essere vive nel presente.

Una di queste è il Museo della collezione Salce, a Treviso. Fernando Salce è stato una singolare figura di imprenditore illuminato figlio di quella borghesia che si è imposta tra l’unità d’Italia e il primo conflitto mondiale.

Leggenda racconta che, a 17 anni, nel 1894, si invaghì di una figura femminile vista sui manifesti della sua Treviso che reclamizzava la società anonima per l’incandescenza a gas. Vestita dei soli veli illuminati di luce gli accese gli ormoni tanto che, il giovane Salce, pedinò l’attacchino all’alba mentre era intento al suo lavoro e, dietro il compenso di una lira, gli sfilò l’ultimo manifesto rimasto prima di essere immolato sui muri per la durata effimera di qualche settimana.

Fu così che nacque una delle più importati collezioni di manifesti europei, la prima in Italia, forte dei suoi 25.000 pezzi. Grazie anche al fatto che l‘azienda di famiglia poteva condurre i suoi affari nel commercio dei tessuti senza la sua presenza strategica, Fernando Salce passò una vita a costruire una trama di relazioni con i maggiori artisti, musei, collezionisti sì da assicurarsi tutto il meglio che venne prodotto fino al 1962, anno della sua scomparsa. Era un’epoca in cui i manifesti, spesso, erano i mediatori più abbordabili dello scorrere del tempo. Nelle famiglie di allora solo pochi leggevano i giornali e la radio era di là da venire.

Ecco quindi il grande valore antropologico che ha assunto questa collezione nel tempo. Specchio di una stagione che offre mille spunti. Di cronaca come di costume. Opere spesso di grande pregio artistico (pensiamo a nomi quali Marcello Dudovich, Federico Seneca e molti altri), vincolate all’effimero quotidiano rappresentato da carta di scarso valore, oltre agli insulti del tempo che ne sbrecciavano progressivamente il loro restare aggrappati ad una vita incollata ai muri, in attesa del loro successore.

Dopo un intenso lavoro di catalogazione e recupero, ora la collezione Salce è visibile al pubblico con un ciclo di esposizioni che ne racconta, progressivamente, i vari capitoli. Si è passati dalla Belle Epoque al ventennio tra le due guerre e al successivo boom economico. Ora è la volta di un’esposizione dedicata alle opere di Leopodo Metlicovitz, uno dei precursori del futurismo, la cui fama varcò gli oceani tanto da essere ricercato anche nelle Americhe. Per chi si fosse perso le puntate precedenti, un bel video nella attigua chiesa di san Gaetano, da poco riaperta al pubblico, introduce alle mille bellezze che la collezione di manifesti del Museo Salce può raccontare.

Museo Nazionale Collezione Salce – Via Carlo Alberto, 31 – Treviso
Aperto dal mercoledì alla domenica – 10.00 – 18.00

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