Passaggio a nordest


Giorgio Lago, un grande giornalista

Giorgio Lago si definiva liberale per nascita e federalista per scelta. Il suo esordio nel giornalismo fu nelle cronache sportive, con una singolare ecletticità: poteva parlare di Rocco e di Rivera, ma anche di ciclismo, pugilato, atletica leggera con un tono avvincente che legava e fidelizzava il lettore.

Dopo alcuni anni passati a Milano collaborando con Supersport prima e Tuttosport poi, rientrò nel suo amato veneto in forza al Gazzettino di cui divenne direttore nel 1984 subentrando ad un'altra firma storica, Gustavo Selva.

In breve tempo il quotidiano di Venezia divenne un punto di riferimento a livello nazionale anche se Lago bucò lo schermo mediatico, imponendosi all’attenzione generale, con i suoi interventi a “Milano Italia”, condotta da Gad Lerner. Fu lui a coniare il termine “nordestini”, riferendosi a quel laborioso popolo delle partite iva cui il centralismo romano andava sempre più stretto.

Era un momento storico di grandi cambiamenti. L’avvio delle speranze della seconda repubblica. L’inizio del voto diretto dei sindaci. E proprio da qui partì la rivoluzione di Lago, quando nel 1995 scrisse “Lettera aperta ad un sindaco del nordest” per stimolare dal basso una rivoluzione possibile e necessaria. Furono subito con lui Massimo Cacciari, sindaco di Venezia e Bepi Covre, primo cittadino di Oderzo. Pur appartenendo a schieramenti politici diversi intuirono che le proposte di Giorgio Lago appartenevano al buon senso.

Dopo dodici anni lasciò il Gazzettino per collaborare con La Repubblica e i quotidiani del gruppo Finegil (Mattino di Padova, Tribuna di Treviso, Nuova Venezia) dove continuò le sue battaglie sino a che la malattia non lo tolse alla sua famiglia e ai suoi affezionati lettori. Ma, in un certo senso, iniziò una sua seconda vita. L’Università di Padova gli dedicò un Centro Studi perché il federalismo non poteva restare una rivoluzione incompiuta, non solo, ma gli amici di sempre, in particolare il suo storico braccio destro, Francesco Jori, e Bepi Covre fondarono l’Associazione Amici di Giorgio Lago intitolandogli un Premio rivolto al giornalismo, che per le prime edizioni si svolse a Jesolo, dove passava le sue vacanze, per venire ripreso, tra il 2011 e il 2015, a Castelfranco Veneto, la città dove si creò una famiglia. Premio ampliato per dare forza alle varie eccellenze di un nord.est che non riusciva a decollare.

Accanto al giornalismo, vi furono le sezioni sport, volontariato, cultura, impresa. Molti i libri pubblicati con le sue testimonianze più significative mentre a Vazzola, la città che lo vide nascere, gli è stata intitolata la biblioteca. Ora, per volontà degli Amici è stato attivato un sito http://www.associazioneamicidigiorgiolago.it/ con molti degli articoli pubblicati in tanti anni. Quello che colpisce, sfogliando le varie annate, è la straordinaria ecletticità di questa firma senza tempo, avvincendo il lettore a prescindere dall’argomento trattato e, purtroppo, a distanza di 25 anni, dimostra come molti dei suoi sogni, dei suoi progetti sono quanto mai attuali e viaggiano ancora nel limbo delle incompiute.

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In questo numero hanno scritto:

Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Tommy Cappellini (Lugano): lavora nella “cultura”, soffre di acufene, ama la foresta russa
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale
Marinella Doriguzzi Bozzo (Torino): da manager di multinazionali allo scrivere per igiene mentale
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Giancarlo Saran (Castelfranco Veneto): medico dentista per scelta, giornalista per vocazione