LA Coppa


Hegel ed il calcio moderno

Quale è l’evoluzione del calcio moderno?

Per rispondere a questa domanda mi servo del fulcro del pensiero filosofico hegeliano, ovvero la triade Tesi-Antitesi-Sintesi.

Quale è l’evoluzione del calcio moderno?


Per rispondere a questa domanda mi servo del fulcro del pensiero filosofico hegeliano, ovvero la triade Tesi-Antitesi-Sintesi.La tesi è rappresentata da ciò che possiamo tratteggiare come “calcio all’italiana”, fatto per lo più da catenaccio e contropiede, un pizzico di furbizia, tanta fisicità, molto più attento alla fase difensiva e poco a quella propositiva. Non possiamo certamente negare che, questo modo di interpretare il calcio e più probabilmente la vita, abbia dato i suoi frutti: quattro titoli mondiali l’Italia, altrettanti la Germania, perfino un campionato europeo la Grecia, solo per citarne alcuni.

Sul finire del ventennio d’oro del calcio italiano (anni ’90 e prima decade del 2000), nel quale le nostre squadre han dominato il palcoscenico internazionale, ecco il Barcellona e la nazionale spagnola sconquassare il gioco, irrompendo con il Tiki Taka, il marchio di fabbrica del guardiolismo che rappresenta l’antitesi.

Guardiola nelle stagioni a Barcellona, grazie ad una squadra unica, ricca di talenti generazionali, riuscì a stravolgere il modo di pensare una partita di calcio, con i suoi dettami quasi utopici che avevano un filo diretto con la grande Ungheria degli anni 50’ e con Ajax ed Olanda anni ’70 di Rinus Michels e Johan Cruijff: costruzione dal basso, possesso palla asfissiante, pressing alto e lo spazio come centravanti, privo dell’ascolto dell’avversario con un atteggiamento nei confronti del gioco totalitario.

Per un decennio ci siamo divisi fra sostenitori di un calcio più difensivo, arroccato ed il guardiolismo, infuocando i dibattiti in televisione, nei social, nei bar.

La risposta migliore tuttavia non arriva con la partigianeria, prendendo una parte o l’altra, ma arriva con il percorso della nazionale italiana allo scorso Europeo e con la finale di Champions League fra Manchester City ed Inter.

Sì, perchè proprio la nostra nazionale e quella partita han dimostrato a pieno titolo di essere il superamento di entrambi i concetti, il confronto da cui esce fuori la sintesi perfetta del calcio moderno.

Guardiola ed il guardiolismo sono stati l’antitesi del calcio della nostra epoca, una condizione necessaria per evolvere il gioco, da cui inevitabilmente passare per arrivare a quello che è il calcio moderno, tuttavia non sufficiente per poter essere completi e vincere. Guardiola la sua utopia l’aveva portata anche in Germania al Bayern Monaco, ma non ha funzionato, poi in Inghilterra al City dove in campionato ha funzionato, ma non in Coppa, almeno fino all’ultima edizione, nella quale ha mutato atteggiamento, accortosi di aver estremizzato in modo miope i suoi stessi concetti, superando dunque se stesso in quanto antitesi.

Dall’altra parte tutte le squadre oggi adottano, reinterpretando a modo loro, alcuni di quei concetti come il pressing alto, un possesso non fine a se stesso, il non buttare via il pallone, ma cercare sempre di costruire ed essere propositivi, non perdendo mai l’ordine tattico e l’equilibro tra i reparti, attraverso un gioco fluido ed intelligente. Proprio la nazionale italiana di Roberto Mancini nell’estate 2021 e l’Inter di Simone Inzaghi hanno in qualche modo messo un punto definitivo e posto solide basi per un calcio moderno, per una visione propositiva ed allo stesso tempo equilibrata del gioco e (forse) della vita.


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