IL Libro


“Le tasse invisibili” di Nicola Porro

Questa non è una recensione del libro di Nicola Porro (Le tasse invisibili, La nave di Teseo +), è semplicemente un caldo invito a leggerlo, dicendovi che, qualora possa interessare, a me è piaciuto, molto. Prima di leggerlo ho chiesto a Nicola perché l’ha scritto.

Ecco la sua risposta: “Le tasse invisibili sono i prelievi del nuovo millennio. Sono quella miriade di imposte che hanno un contenuto etico, che ci spiegano come dobbiamo comportarci. Sono la tassa sull’auto diesel che è adorata da chi vive nelle ZTL, e che può permettersi il lusso di usare la biciletta o un app che ha sede legale dove le tasse non si pagano. Le tasse invisibili sono quelle che hanno un nome diverso da ciò che colpiscono. Il dieci per cento della nostra imposizione è di tipo patrimoniale, ma molti continuano ad invocarla. Le tasse invisibili sono quelle che colpiscon poco, tutti. E per questo stesso motivo sono regressive, cioè sono pagate da chi meno ha. Le tasse invisibili servono ad alimentare una burocrazia sempre più grande e invasiva, che ci ha fatto dimenticare la delega che in fondo noi contribuenti cittadini abbiamo dato loro”.
La penso esattamente nello stesso modo.
Confesso che il mio apprezzamento sui contenuti è però condizionato sia da come il tema tasse (arido per definizione) sia stato approcciato, sia in particolare dal linguaggio scelto. Questo è un libro tipicamente “zafferaniano”, affronta un problema gigantesco come quello delle tasse con una leggerezza talmente elevata da trasformarsi in ferocia. Nicola è un liberale nature, quindi anche lui membro, come me, di una minoranza della minoranza dell’establishment del Paese, e non lo nasconde (Chapeau!). Durante un periodo di gestione peronista del Paese, che tuttora permane, l’ha pure pagata, per le sue idee.

Si coglie che ha scritto il libro in totale assenza di ideologia, ma pure senza fare sconti all’establishment delle tasse, ha ridicolizzato certi comportamenti osceni della politica e della burocrazia nei riguardi delle stesse, è stato irriverente verso i talebani delle tasse, una delle peggiori genie del politicamente corretto. Sono quelli che sono o talmente ricchi ma con i patrimoni opportunamente allocati (tutto legale, of course) che invocano la patrimoniale e l’aumento delle tasse, ovvero talmente servi che fingono che gli evasori siano solo gli autonomi (idraulici, antennisti, etc.) e non: 1 Criminalità (chi fa uso di droghe o di sesso estremo è un evasore, trattandosi di transazioni tutte in “nero”); 2 Società di capitali; 3 Big Company e i loro osceni prezzi di trasferimento infragruppo; 4 Lavoratori dipendenti statali e del privato, con secondo/terzo lavoro (operai, manager, professori, etc.); 5 Extracomunitari (cinesi in particolare).

Questa è un’epoca ove chi fa il mestiere dello scrittore, dell’intellettuale, del giornalista, la libertà se la deve conquistare sul campo, e c’è un modo solo per farlo in scioltezza: ce l’hai solo se puoi permetterti di essere economicamente indipendente. Passatemi la battuta, fino a quando la tenuta pugliese di olio e di vino di Nicola Porro produrrà reddito, potrà permettersi di fare una rassegna stampa libera da condizionamenti come la Zuppa di Porro” di cui però è pure editore. E noi lettori o ascoltatori godremo del suo originale approccio ai problemi di cui il libro è ricchissimo.
Buona lettura

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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Francesco Rota (Torino): un millenials
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro