Vita d'artista


Memoria e dimenticanza

Diceva Umberto Eco nel suo famoso intervento all’Accademia dei Lincei del 2011 , “Memoria e dimenticanza”, che “la cultura intesa come memoria storica e sapere condiviso, che regge il gruppo delle società umane , non è solo un cumulo di dati, è il risultato del loro filtraggio... 

... È infatti la capacità di buttare via ciò che non è utile, ciò che non è necessario. La storia delle civiltà è fatta di tonnellate di informazioni che sono state seppellite”. Eco poi cita la nota e bellissima novella di Jorge Luis Borges “Funes, el memorioso”, in cui un giovane dalla memoria prodigiosa, che ricorda ogni singolo attimo della sua vita, se da un lato rammemora ogni dettaglio dall’altro è un perfetto idiota, un uomo bloccato dalla sua incapacità di selezionare e di buttare via. Proprio perché noi non siamo tutte le sensazioni che abbiamo avuto dalla nascita alla morte, solo quelle che hanno acquisito il significato per la nostra crescita individuale rimangono e giustamente vengono ricordate.

Scorrendo le immagini che le riguardano, anche le nostre più importanti mostre, come la Biennale apertasi da poco a Venezia, mi danno sempre più l’impressione di essere un po’ come “Funes, el memorioso”. Sembrano dimostrare come la possibilità di trattenere e combinare infinite informazioni possa condurci a situazioni totalmente oniriche, se non disponiamo di un criterio di scelta. Esperienza forse affascinante dal punto di vista estetico, che però non è detto che conduca a qualcosa o chiarisca un punto di vista. Come reagire dunque alle vertigini permesse dal sistema? Come individuare una visione nella massa, nell’accumulo di segnali e informazioni e immagini? Di certo i curatori designati a queste grandi mostre non vogliono quasi più selezionare, prendere una parte; seguono, a parte lo sforzo del titolo, rivoli per l’appunto onirici.

“Chi non sa mettersi a sedere sulla soglia dell’attimo, dimenticando tutte le cose passate, chi non è capace di star ritto su un punto, senza vertigine e paura, non saprà mai cosa sia la felicità, o ancor peggio non saprà come far felici gli altri. Immaginate l’esempio estremo, un uomo che non possedesse la forza di dimenticare, che fosse condannato dappertutto a vedere un divenire, un uomo simile non crederebbe più al suo stesso essere, non crederebbe più a sé, vedrebbe scorrere l’una dall’altra tutte le cose in punti e mossi, e si perderebbe in questo fiume del divenire e alla fine, da vero discepolo di Eraclito, non oserebbe più alzare un dito.”

Come fa capire in modo laterale Friedrich Nietzsche, a ogni essere umano ma anche a ogni cultura è necessaria la facoltà di cancellare le informazioni eccedenti, per ritrovare la propria felicità e la propria visione.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite