Musica in parole


Al pianoforte con Glenn Gould, l’intelligenza artificiale e un cane

Una fotografia lo ritrae alla tastiera mentre suona “a quattro mani” con il suo cane: il musicista commentò che il partner, sir Nickolson of Garelocheed (era il nome del setter) suonava come un cane. Leggenda della musica, eccentrico e solitario, Glenn Gould era anche...

... ironico e spiritoso. L’articolo di Roberto Dolci sul n. 70 di Zafferano.news dedicato “al genio che in qualunque campo lascia tutti attoniti” mi ha fatto pensare al genio eclettico di Gould, ora studiato dall’intelligenza artificiale che lo vuol copiare.

Per la stampa americana il “fenomeno Gould” nasce nel 1955, quando a 23 anni il pianista canadese registra le Variazioni Goldberg di Bach, incisione ritenuta mitica tuttora. Da allora la sua fama cresce di pari passo al suo odio per i concerti in pubblico e per la vita che conduce, fatta di palcoscenico, albergo e viaggi continui.

Gli piace studiare a casa (col cane), come mostra un bel video casalingo; suona sempre seduto su una bassa sedia pieghevole, indossa spesso cappotto, sciarpa, berretto e mezzi guanti (capita anche in concerto); vive di musica e di tecnologia. A 32 anni si ritira dalla scena concertistica per dedicarsi al pianoforte e al mondo tecnologico legato alla musica. Come scrive il critico musicale Tim Page “nutriva una fede incrollabile nella tecnologia” e le sue idee in questo campo sono da subito una luce-guida per molti. Nel saggio Strauss e il futuro elettronico (1964) descrive la sua visione di una “cultura elettronica” che verrà, in cui i ruoli di compositore, esecutore e ascoltatore si intrecceranno grazie a una tecnologia fruibile da chiunque.

Muore a 50 anni. La sua figura immensa stupisce ancora oggi; ora lo studia anche l’intelligenza artificiale e nel 2019 la Yamaha Corporation ha presentato in concerto lo “stile Gould”: al festival dell’elettronica di Linz, il sistema di pianoforte con AI, senza pianista ha eseguito Bach nello stile del musicista scomparso, secondo un algoritmo che ne ha studiato le interpretazioni. “Espandere i confini della creatività musicale", affermano alla Yamaha, innescando così il dibattito sulla sensibilità artistica umana (pensiamo al genio di Gould) e sul futuro della creatività.

Anche la Eyellusion Production studia il musicista per mandarne in tour l’ologramma, pur tra problemi tecnici ed etici, come già per gli ologrammi di altre star scomparse; nel caso di Gould è spontaneo un pensiero in più: perché riportare ai concerti un artista che in vita se ne era voluto allontanare? Forse aiuta ricordare le sue parole: “Occorre consentire all’artista di operare in segreto, per così dire, senza che egli debba preoccuparsi, o meglio ancora, rendersi conto delle presunte esigenze del mercato…” Di sé diceva: “I live by long distance” e davvero viveva “a lunga distanza”.

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In questo numero hanno scritto:

Giordano Alborghetti (Bergamo): curioso del software libero, musicofilo, amante del mare
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Tommy Cappellini (Lugano): lavora nella “cultura”, soffre di acufene, ama la foresta russa
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro