IL Signor CEO


"La nostra strategia? Un mix di influencer umani-artificiali"

Riprende a tutto vapore (e tra prevedibili tensioni) l'intervista a puntate di Zafferano al Signor CEO. Ecco la domanda di questa settimana:

Per tre settimane siamo rimasti privati delle sue interessanti considerazioni sul mondo (osceno) del CEO capitalism. Le anticipo una considerazione e le faccio una domanda. Una delle iniziative più criminali da lei adottate è quella...


... di cambiare natura ai CEO, da CEO Manager a CEO Influencer. Per sua sfortuna  ho avuto questa intuizione che troverà in un mio prossimo libro che pubblicherò attraverso Grantorino e Zafferano, visto che le Case Editrici di regime (vostro) non lo farebbero mai. Questa la domanda: “Lei è un autentico genio (del male): dismettere gli attuali “influencer” umani (ormai insopportabili, concordo) creando gli “influencer IA”  è una mossa strategica per eliminare il lavoro umano?

"Fingo di non raccogliere le volgarità che sono sempre presenti nella sue domande. Immagino che si riferisca a Lil Miquela che in poco tempo ha già 2,7 milioni di follower in 12 paesi di 4 continenti. Non fa i capricci delle influencer (donne e uomini), lavora molto di più di quelle umane e il fatturato che produce va direttamente a noi (nella fattispecie la start up Brud). Lil è stata generata da un computer graphics, con doppia nazionalità statunitense brasiliana, ormai adottata da Prada, Samsung, Chanel. È però apparsa in una pubblicità per Calvin Klein insieme a Bella Hadid (c’è stato pure un bacio sbarazzino). Insomma un grande successo nel processo di eliminare il lavoro umano, con tutti i costi indotti per welfare sanitario-pensionistico. Con Lil Miquela i nostri tecnici di comunicazione sono in grado di tarare il linguaggio dei messaggi rispetto ai differenti contesti linguistici propri dei social media, di fare prezzi finali personalizzati, tenendo conto delle preferenze dei singoli consumatori. Per non parlare della 'Realtà Aumentata' grazie alla quale Lil diventa un’interfaccia tale per cui il consumatore dovrà sempre più faticare a distinguere il virtuale e il reale.

Stia tranquillo, non siamo così sciocchi  da eliminare gli influencer reali con quelli virtuali. Fino a quando gli attuali influencer saranno sulla cresta dell’onda lavoreranno in parallelo con i nostri virtuali, appena cadranno verranno seppelliti nel cimitero della rete. Per fortuna nel mondo della comunicazione la visibilità è molto breve. Stiamo mettendo a punto una strategia di influencer marketing fatta di un mix di influencer umani-artificiali. Ripeto, stia tranquillo presto arriveremo ad avere editorialisti e scrittori virtuali, così voi potrete godervi la pensione sul divano di cittadinanza. Circa la sua intuizione (ne riconosco la sgradevole genialità) che il CEO capitalism richiede la figura del CEO Influencer in luogo dei vecchi CEO Manager ne parleremo in un’altra intervista".

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Giordano Alborghetti (Bergamo): curioso del software libero, musicofilo, amante del mare
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Tommy Cappellini (Lugano): lavora nella “cultura”, soffre di acufene, ama la foresta russa
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro